Rebel Des Up players up lovers 2002 - Ska, Reggae

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Leggendo le note stampa di questo disco, verrebbe da pensare che lo scugnizzo più attivo d’Italia in campo musicale, ovvero Roy Paci, non solo voglia apparire come l’unico nella Nazione in grado di ricoprire il ruolo di ‘guest’ nei dischi altrui, ma adesso dimostrare anche di poter sfoderare le sue doti di talent-scout con la neonata etichetta Etnagigante. Ebbene, siccome finora ha quasi sempre avuto ragione, sia che si trattasse di dischi suoi che di altri, a tutt’oggi continua ad averne. La prova tangibile sono i Rebel Des, arruolati proprio dalla sua label e condotti all’esordio con “Up players up lovers”. Un cd che, sia chiaro fin da subito, sorprende per la qualità delle composizioni e il groove che lo caratterizza, tanto da pensare che il futuro dei 9 sarà quanto meno splendente se sapranno, nel tempo, confermare quanto dimostrato da quest’album. Comunque, la cosa che più di ogni altro colpisce è il grande feeling che i Nostri hanno con il ritmo in levare - sia che si tratti di ska, che di reggae o di rocksteady -, poiché sanno interpretare la materia con una freschezza che in Italia appartiene solo ai nomi più quotati del genere. Forse manca loro un pizzico di incisività, ma crediamo che con l’attività live e l’esperienza, sapranno come migliorare l’aspetto.

In compenso sanno calibrare ottimamente gli arrangiamenti, virano spesso verso un dub che in questa lettura riesce bene solo agli Africa Unite, o almeno così crediamo. Non vi dovesse bastare tanto, l’obbligo (!) è quello di recuperare la versione che la band propone di “Femme fatale”, appena più accelerata (e, ovviamente, ripensata rocksteady) rispetto all’originale, per convincervi della bonta del progetto. Sono altresì sicuro che dopo l’ascolto del classico dei Velvet Underground la vostra curiosità aumenterà al punto da spingervi all’acquisto di un cd dove le sorprese si svelano traccia dopo traccia: l’iniziale “Rocksteady time” mantiene quanto promette, la successiva “Blue afternoon” e “Keep warm your intensity” potrebbero sbancare le radio del pianeta, “Can’t stop my music” è reggae superbamente drogato di dub, mentre “Things we need” e “Il tuo veleno blu” avrebbero potuto trovare tranquillamente spazio in un disco dei Bluebeaters.

Un ottimo lavoro, godibilissimo dal primo all’ultimo secondo, meritevole di ripetuti play e di selvaggi passaparola tra amici e conoscenti. In attesa di sentirli dal vivo, dove crediamo lo spettacolo si mantenga ai livelli di quest’opera prima.

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La recensione Up players up lovers di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-04-15 00:00:00

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