Prizeday Apps Will Grow Like Feathers 2014 - Rock, Alternativo, Electro

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Disco d’esordio tra rock, pop, voce impostata e tanti riferimenti, per un risultato che proprio non convince.

Tra rock e pop, tra la presa aggressiva e l’intrattenimento più morbido, i Prizeday pubblicano un disco d’esordio che sa di Inghilterra ( non per nulla parte della band vive là) e si muove sicuro tra riferimenti palesi (dagli U2 a Bowie) per risultati impeccabili ma al tempo stesso piuttosto dimenticabili. Ogni pezzo è ben fatto, eseguito con perizia, prepotentemente suonato, ma manca quello schiocco di dita che ti spinge a rimetterlo da capo una volta terminato: manca la canzone che ti entra subito nel cuore, il mood che ti precipita velocissimo da un’altra parte, manca lo spirito del gruppo che pare non venire mai realmente fuori.

La partenza elettronica della opener immette poi in un circuito di suoni spinti e cori, anonimi e confondibili, “Punk Singer For a Night in Berlin” fa un po’ lo stesso, qualche accenno sintetico, voce impostata, e ci si perde nel freddo dell’incomunicabilità: io sono qui, il pezzo è lontanissimo. “Be Out of This World” carica tutto sulla sezione ritmica e ancora cori, e voce studiata, e inizio sinceramente ad annoiarmi, a non comprendere quale sia l’obiettivo dei Prizeday, la loro spinta, la personalità: arrivo faticosamente alla fine, passando per “Fight or Flight”, tutta chitarra e attitudine ballabile, il brano più potente e forse quello che maggiormente si salva, “Psycho Electro Love” che gioca sul giro di basso e parte bene per poi abbandonarsi ancora a soluzioni facili e dal peso inconsistente, fino alla chiusura di “Paradise” che, arrivata a questo punto, mi sembra uguale a tutte le altre, sono vinta dalla totale assenza di un piglio originale, sono emotivamente intatta, e continuo a non comprendere.
13 brani che non aggiungono nulla e, soprattutto, non mettono in luce l’anima della band, cos’è che li spinge a suonare, cosa vogliono esprimere: la musica non è solo tecnica, ma soprattutto verità, e in questo lavoro ogni cosa pare non reale ma fatta di cartone. Un soffio, e tutto scompare.

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La recensione Apps Will Grow Like Feathers di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-06-16 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • bazz90 8 anni fa Rispondi

    li ho visti dal vivo e spaccano. Ho ascoltato le canzoni e ci sono davvero belle cose. Se fossero di Manchester o Londra sarebbero da lodare. Invece…w l'Italia e i gruppi come i cani o io gatti che fanno ridere