Shiva Bakta
Third 2014 - Rock, Psichedelia, Folk

Third

Shiva Bakta ha il dono del pop

Rockit conosce bene le vicende artistiche di Lidio Chericoni, alias Shiva Bakta. Si era presentato timidamente con un demo ultra lo-fi, di quelli che di solito nascono e muoiono nei pochi metri quadrati in cui sono stati registrati. ”I pezzi di Lidio sono stupendi. Comincio ad ascoltarli 2,3,4,5 volte al giorno, li faccio sentire a chiunque mi capiti sotto tiro e piacciono a tutti”, scriveva nel 2008 il nostro Nicola Bonardi, uno del quale ti puoi fidare perché sa sempre quello che dice. E aveva ragione. Perché Lidio ha il dono del pop. Cioè l’arte di raccontarti qualcosa di nuovo che capisci subito che è tuo e di nessun altro. Chi ha visto Chericoni al MI AMI 2010 potrà confermare.

“Third” è il primo disco ufficiale di Shiva Bakta, anche se in realtà è il secondo (nonostante lui sostenga che sia il terzo). È la consacrazione di un ex talento grezzo diventato artista ispirato e definito. È un songwriter di qualità che a questo giro si prende il lusso di dire le sue robe nel modo più alto, ampio ed esagerato possibile. È il caso, per esempio, di “Baktism”, canzone divina che Shiva Bakta separa in due atti. Ci senti i Grandaddy, i Flaming Lips, tutto l’indie rock americano che conta. E i Beatles. “Baktism 1” è praticamente un unico ritornello costruito in maniera eccellente, finito il quale il brano si trasforma in “Baktism 2”, una coda di soli strumenti e parecchia psichedelia. Che classe. “You Should Be Happy” è un gradevole pezzo pop in cui riverberi e rumorismi sottili non riescono a soffocare più di tanto le voci orecchiabili e un po’ ruffiane. “Goodbye” è una ballata che chiude le storie di “Third” con un ritmo a singhiozzo e melodie fatte apposta per scandire i silenzi della notte.

Nella sua prima prova da grande, Shiva Bakta porta a casa il risultato concedendosi finezze da musicista consumato. C’è voluto tanto per vederlo al massimo delle sue potenzialità ma ne è valsa la pena.

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