Enrico Botti privacy blues 2014 - Folk, Blues, Acustico

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Seconda prova per Enrico Botti, secondo “bravo a metà”.

Bene, è finita l'era in cui non eri nessuno se nel tuo disco non pronunciavi almeno una volta la parola “Ikea”. Oggi non sei nessuno se nel tuo disco non metti una canzone dedicata a una band anni 90. Enrico Botti, che forse ha gusti più di nicchia rispetto a Vasco Brondi o a Brunori, cita i Morphine – ma anche, finezza, gli Stadio, nel verso “Chiedi chi erano i Morphine”.
A parte l'espletamento dell'obbligatoria pratica, però, Enrico Botti continua a voler avere poco a che fare con la leva degli anni zero e dieci, e più con una sua personale visione del cantautorato che sposa l'Italia musicale degli anni settanta con il blues e la musica popolare. E continua a non convincere al cento per cento: come nel primo disco, infatti, si apprezzano la sincerità dell'ispirazione, l'ampia visione musicale, il disinvolto spaziare appunto dal Mississippi al Po alla “Navarra” dell'omaggio a Paco de Lucia, però poi arrivano quelle liriche di sociologia spicciola (“Privacy Blues”) o di fotografia più banale che minimale (“Pomeriggio metà luglio”, “Un bicchiere di vino”) e di nuovo ti dici peccato, ci fossero più “Ancona” e meno “ombrelloni bianco e azzurri disposti tutti in fila” sarebbe stata convinzione piena, invece per la seconda volta è un “aspettiamo il prossimo”.

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La recensione privacy blues di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-05-02 00:00:00

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