Miss Patty Miss & the Magic Circle The Octopus Tree 2014 - Rock, Psichedelia, Progressive

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Psichedelia o grunge? Un disco confuso e poco a fuoco.

Terzo album dei bolognesi Miss Patty Miss & the Magic Circle, “The Octopus Tree” lascia perplessi da più punti di vista. Dal punto di vista dei risultati che si vogliono esplicitamente conseguire, innanzitutto: da sempre la band si proclama psichedelica e nel comunicato stampa si parla di un’ulteriore “svolta più psych-rock”. Ebbene, se le cose stessero così, non ci siamo per nulla: la psichedelia, in questo album, pare annidarsi più che altro nell’uso delle tastiere che fa la brava Silvia Telloli, unica, forse ad essere coerente con gli obbiettivi dichiarati della band. La prova migliore sta nella “psichedelica versione” di “Planet Caravan” dei Black Sabbath, da “Paranoid”, 1970. Per i più sprovveduti, i Black Sabbath sono parte della Sacra Trimurti dell’Hard Rock: la loro “Planet Caravan” suona però mille volte più psichedelica di quella dei Miss Patty Miss & the Magic Circle, che mostra un arrangiamento troppo simile ai momenti più soft dei Litfiba di “Infinito”.
Si sa, però, che spesso gli artisti non sono i migliori giudici di se stessi: se si prova a gettare alle ortiche l’etichetta di psichedelia, cosa resta? Un album di rock italiano indipendente anni 90, molto influenzato dal grunge meno aggressivo. Come appaiono quindi le canzoni, inquadrate in questo genere? Oneste: cioè né memorabili, né spregevoli. Nessuna, a mio modesto avviso, possiede quel quid che le imponga all’attenzione e alla memoria.
Credo che i problemi della band siano due. Uno, una certa confusione su quel che si vuol fare: il finale del disco, che accosta i Black Sabbath al Neil Sedaka  di “Adesso no” (1963), è emblematico (ci sarebbe pure la citazione dei progressivi Gentle Giant nel titolo del disco, ma forse vedo cose che non ci sono). Non sempre la varietà delle influenze e degli ascolti paga. E forse la band deve maturare ancora. Due, i cambi di formazione che hanno travagliato la genesi di questo disco. E questo va a sua oggettiva “discolpa”. Alla prossima prova, quindi: che auguro essere più a fuoco.

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La recensione The Octopus Tree di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-04-11 09:00:00

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