Chronobeach don't think 2013 - Indie, Elettronica, Pop rock

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House clubbers e wavers ma anche funk-nostalgici e pop addicted. In breve, italiani solo all’anagrafe.

Analogico e grezzo nella prima parte, più metronomico e freddo nella seconda, il debutto dei torinesi Chronobeach sembra proprio trarre la sua linfa vitale da questa premeditata suddivisione acustica tra lato A e lato B, quasi a voler candidamente palesare, in appena otto tracce, la duplice natura della band – disordine e regolarità – come del resto, a disco finito, verrà poi sostanzialmente ribadito inserendo in formazione un terzo elemento (Emanuele Zancato), più votato alle storture del rock e meno alla geometricità elettronica dei fondatori Moreno Rapillo & Fabio Padovan.

Presto fatto, dunque, “Don’t think” si muove agilmente su aciduli basamenti indie-tronici, assestandovi passi brevi e variegati lungo un itinerario spazio-temporale che unisce – come nel gioco dei puntini – le propaggini più sintetiche di ’80, ’90 e anni ’00 con un po’ di new-wave avvinazzata (“Electric bar”, “Two second”), con massicce dosi di pop borderline (“Over the rough”) e talvolta persino con trame acustiche su 6 corde sparse qua e là (“The hell”). L’approccio allucinato da house-clubbers navigati e la nostalgica riappropriazione di stimolanti vibrazioni funky compensano, in parte, la mancanza di una (provvidenziale) produzione artistica che avrebbe potuto sublimare brani già adulti come “The river”, “Swedish time” e “s.o.salvario”, a loro modo una piacevolissima riduzione ai minimi termini delle pulsazioni di Cassius, Underworld e Fatboy Slim.

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La recensione don't think di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-06-20 00:00:00

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