Una scampagnata negli anni '80, tra glam e trash
Premessa: il disco comincia richiamando la sigla di Beautiful. Procede poi con un siparietto tra il porno e il trash per lasciare poi (finalmente) spazio alla traccia d'apertura dal lunghissimo titolo “There To The Place Where The Sun's Always Shining In The Sky”.
Prima di raccontare un po' la musica di questa band toscana è doveroso parlare dei loro testi: negli intermezzi e nelle introduzioni (in italiano) sono volgari, triviali e demenziali fino all'osso; nel cantato (in inglese) pur restando su tematiche del medesimo livello sfoggiano un tono talmente serio e composto che uno potrebbe pure non fare caso al resto. Ma veniamo alla musica:" Postcards From The Asylum" è un tuffo negli eighties, di quelli veri, di quelli che ti vengono in mente termini come hard rock, hair metal, glam rock, pop metal, anche se pur essendoci dentro un po' di tutto questo non riesci mai a trovare il genere giusto con il quale indicarlo. Lungo il disco le provano tutte, o meglio, passano in rassegna tutti gli anni '80: dagli Europe ("Senseless") a Bon Jovi ("There To The Place Where The Sun's Always Shining In The Sky", "Fast Love"); dagli Scorpions ("See The Light", "We Are Who We Are") ai Dokken ("Black Walls") per finire con i Metallica ("Bittersweet Melody").
In conclusione, pur non rendendo al mondo nulla di nuovo, "Postcards From The Asylum" resta un disco orecchiabile e godibile, e sono da lodare il coraggio di buttarci dentro così tanta ignoranza e irriverenza a fianco di buone qualità tecniche e di una registrazione di discreta qualità (il disco è autoprodotto). Non convince fino in fondo perché prigioniero del suo stesso confinamento tra anni '80 e trash. Un binomio morboso che rischia di stancare facilmente.
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La recensione Postcards From The Asylum di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-10-17 00:00:00
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