Morgan Marco Castoldi
Canzoni dell’appartamento 2003 - Pop

Canzoni dell’appartamento

L'opera prima della voce dei Bluvertigo è, nonostante il suo autore, un lavoro che merita più di qualche ascolto.

Penso che sarebbe fin troppo facile, soprattutto da queste colonne, distruggere l’opera prima di Marco Castoldi, al secolo Morgan dei Bluvertigo, anche solo per il gusto di parlare male di un personaggio che ha messo su un baraccone molto spesso protagonista più per fattori estranei alla musica che per la produzione artistica in sé.

Sarebbe una bella soddisfazione, ma non renderebbe merito a un disco che nella sua ruffianeria intrinseca riesce, sempre e comunque, a costringerti al repeat. Affermazione, questa, che per molti risulta già una bestemmia e potrebbe denotare un evidente processo di rincoglionimento del sottoscritto. Mai ho osato spendere parole d’elogio per la creatura principale del Castoldi, eppure Canzoni dell’appartamento, signori miei, è un’opera che non può essere ignorata per il solo fatto di essere il parto di una mente dai più considerata schiava di alcune sonorità. O, quantomeno, solo a quelle di esclusiva provenienza anni '80.

Mi rivolgo a tutti quei detrattori che preferiscono evitare l’oggetto in questione piuttosto che dedicargli un rapido e fugace ascolto: tanto basterebbe per capire lo spessore dell’opera in sé, al di là di colui che l’ha concepita. Già l’attacco di Altrove, brano d’apertura scelto come singolo, potrebbe farvi ravvedere: sulla ritmica presa pari pari da Stand by Me di Ben E. King si staglia un maestoso arrangiamento d’archi che non risulta mai barocco, bensì elegante e raffinato, nonché assassino per le vostre orecchie. Non stona neppure la successiva The baby, cazzona nel suo incedere fin troppo dolciastro ma perfettamente inquadrata nello spirito del disco; appena più impegnativa Crash, costellata da un azzecatissimo arrangiamento fiatistico. Aria è la classica ballata generata da precedenti dissidi amorosi (facile indovinare la protagonista), mentre Non arrossire è la cover di un misconosciuto brano di Giorgio Gaber qui rivisto in chiave quantomai classica.

Rispettano il copione sia Me che la successiva Se (if), rifacimento poppettoso à la Beach Boys del pezzo omonimo di Roger Waters. Anche Italian violence risulta sembrare pinkfloydiana nel suo evolversi. Heaven in my cocktail è "gommosa", con il Fender Rhodes a tracciare i contorni evidentemente danzerecci. Il disco si chiude con Le ragioni delle piogge e Canzone per Natale, due brani degni della migliore tradizione cantautorale italiana.

Canzoni dell'appartamento, in definitiva, merita l’ascolto per intero e non si limita a soddisfare solo la pura curiosità. Può sempre darsi che ci facciate un pensierino: di musica buona, qui dentro, ce n’è. Nonostante tutto.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.