March DivisionMetropolitan Fragments2014 - Indie, Elettronica, Alternativo

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Come se i padri del brit pop fossero diventati improvvisamente più elettronici

I March Division nel 2011 uscirono con “Daydream”, che veniva recensito come un album “britpop all’italiana”, dove spesso sembrava di ascoltare una demo dei fratelli Gallagher e gli anni ’90 erano di nuovo fra di noi. Con il recente “Metropolitan Fragments” la band ci prova ad inoltrarsi in lande diverse e più personali e, in parte, ci riesce in brani come “Friday Will Come”, dove l’acustica sposa bene i synth cavanti e circolari, o nella più elettronica e sintetica “Star Guitar” con la sua energia crescente che fa venir voglia di dancefloor. Anche l’ultima “Urban God” calca un sentiero più metropolitano, quasi meccanico, un electro pop incalzante e fluido, mentre gli altri episodi mantengono il cordone ombelicale ancorato al brit pop, rendendolo però più elettronico, spogliandolo dai tipici manierismi del sound per renderlo meno anonimo (la rigida “Lonesome Prisoner”, la beatlesiana “Black Noon”, la gallagheriana “Hangover Morning” e “Out of Sight” con gli arpeggi che ricordano tanto -non per il titolo- “Out of Time” dei Blur).

In definitiva i March Division non si staccano propriamente dalla Union Jack, piuttosto l’aggirano tentando di farla sventolare in direzioni diverse, sempre orecchiabili e piacevoli, e a volte sembra di sentire i padri del brit pop come se fossero stati catapultati in un’epoca differente, spaesati che cercano di adattarsi, riuscendoci, alla realtà. Ancora un pizzico di personalità in più renderebbe comunque il tutto più godibile, ma per adesso può andare così.

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La recensione Metropolitan Fragments di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-07-21 00:00:00

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