Avete presente l'Orchestra Italiana di Renzo Arbore? Le vostre orecchie sono ancora piene di quelle ridondanti orchestrazioni provenienti dal Festival di Sanremo? Beh, dimenticate tutto. Questa non è una pubblicità comparativa, ma solamente il tentativo di spiegare a chi non conosce ancora il progetto Theatricantor, qualcosa che va al di là di mere operazioni di 'ripescaggio', del tentativo di fare ballare a tutti i costi e di riempire il cesto di tutta la frutta possibile, buona o marcia che sia. Theatricantor va oltre.
Sette musicisti ed una produzione musicale in grado di ridare vigore ad un repertorio di brani 'sempreverdi'. la cui finalità è quella di mettere d'accordo più di una generazione. Salvo Guglielmino (anima del progetto), Manuela Mauro, Luca Galeano, Carmelo Siracusa, Vito Badalà, Ivan Newton e Tony Granata, si sono ritrovati insieme in questa felice operazione non solo per affinità professionale, ma anche e soprattutto per quel gusto e per quel piacere di rileggere con sapienza e maestria - e con quel coinvolgimento fatto di gratitudine e consapevolezza - alcuni classici della musica italiana. Quelle canzoni che, affidate alle voci di artisti del calibro di Mina, di Luigi Tenco, di Paolo Conte, hanno superato le barriere del tempo, di venire consumate nel breve arco di tempo di un passaggio radiofonico, di un Festival di Sanremo, di una fulminea stagione. Niente a che vedere, insomma, con quei tormentoni 'mordi e fuggi'. La musica presa a prestito da Theatricantor è quella che fa sognare, che frulla i ricordi di amori passati e presenti. E, perchè no, anche futuri. Arrangiamenti ben congegnati, essenziali. Voci piacevoli (bella, senza dubbio, quella di Manuela Mauro) e l'indiscussa professionalità di tutti gli artisti coinvolti nel progetto, sono un marchio di qualità e di... fedeltà al piacere di mettere sul tavolo la buona musica. Quella vera, autentica, genuina.
Una band di cover? No. Piuttosto, una band che fa 'crossover' mescolando la migliore tradizione pop leggera italiana con arrangiamenti che strizzano l'occhio al rock – quello più tranquillo – senza rinunciare a venature bluesy. Le cover, rilette con grande maestria (ascoltare per credere!) sono soltanto un pretesto per dare vita ad un nuovo stile, ad un marchio di fabbrica fatto di brani originali, di musica la cui unica definizione è Theatricantor.
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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-07-09 00:00:00
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