Drink To Me
Bright white light 2014 - Rock, Elettronica, Alternativo

Bright white light
27/11/2014 - 08:00 Scritto da Faustiko Murizzi

Applausi e ascolti a ripetizione. "Bright white light" non chiede altro.

Diventa sempre più difficile raccontarvi l'evoluzione musicale dei Drink To Me, nonostante abbia lasciato fermentare gli ascolti di "Bright white light" per qualche tempo dopo la sua uscita, affinché potessi valutare successivamente l'effettivo spessore del disco.

Non volevo infatti rischiare sgradevoli confronti con "S", la loro opera datata 2012, che su queste colonne il collega Marcello Farno definiva, senza timore alcuno, "il jump perfetto dei Drink To Me, [...] il raggiungimento finale di una meta a lungo cercata e, adesso, dopo aver messo la testa giusta nelle cose ed essersi caricati a dovere, centrata in pieno", e in mezzo un altro grandissimo disco qual era "Disordine", ad opera di Cosmo. Se invece andiamo ancora più indietro nel tempo, fino alle origini di "The beauty ep" (dove l'altro collega Stefano Rocco li definiva "moderni e modaioli, punk nell'intenzione, emo nell'approccio, fighetti nelle melodie, sonici nel chitarrismo, estremamente storti e sincopati nelle strutture. E poi intensi, romantici, schizofrenici ed accattivanti") sembra sia passata un'eternità, anzi il pensiero ricorrente è che si tratti di due band fra loro diversissime.

Mi piace invece pensare ad una metamorfosi anche se, dopo "S", nutrivo qualche dubbio sul fatto che l'ispirazione del quartetto potesse mantenersi qualitativamente intatta, anche solo per una questione di statistica (azzeccare due dischi di seguito è appannaggio solo di pochissimi). Felice di aver sottovalutato i ragazzi, perché i 10 episodi di quest'album testimoniano un flusso creativo che continua a scorrere più impetuoso che mai, ricordandoci ancora una volta che, anche in ambito musicale, il 'made in Italy' produce eccellenze.

I Drink To Me mantengono intatta questa grandissima capacità di mischiare elettronica, pop e psichedelia, generando un'alchimia sonora a tratti sorprendente - proprio nel senso che ti lascia di stucco ogni volta che scatta un play. La sensazione prende forma fin dall'iniziale "Endless, endless" (il cui pattern di batteria ricorda i Tame Impala di "Be above it"), per proseguire traccia dopo traccia; in "Wild", ad esempio, tornano perfino in mente i migliori Mercury Rev degli anni '90 (quelli di "Deserter's song") che si incrociano con i MGMT, su "Bright" il richiamo sono gli Animal Collective (oggi molto meno invadenti di un tempo) mentre su "Twenty-two" il cassetto dei ricordi rimanda all'esordio firmato Majical Cloudz.

E poi ci sono, sempre più affascinanti, questi suoni sintetici intorno ai quali il gruppo ha costruito la metamorfosi di cui sopra e che oggi il lavoro di Alessio Natalizia (aka Banjo Or Freakout aka Walls) ha saputo cucire alla perfezione sul tessuto sonoro dei quattro. Tessuto che trova il suo culmine nella conclusiva "Ecstatic", capolavoro assoluto dell'intero lavoro, in cui la voce di Marco si fa spazio tra suoni a là Kraftwerk e atmosfere vicine agli Junior Boys di "So this is goodbye".

Applausi e ascolti a ripetizione. Non rimane molto altro da fare e da scrivere.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.