Blanc 7 Songs Demo 2005 - Trip-Hop, Pop

Immagine non trovata precedente precedente

I Blanc provano a incrociare sonorità di matrice elettronica con la materia rassicurante della canzone pop, tentando di ibridare il trip-hop con giri chitarristici più blasonati, facendo convogliare il tutto in una struttura idonea a valorizzare la voce come centro focale dell’insieme musicale. L’esperimento, tuttavia, è riuscito solo a metà. A comprometterne l’esito non è certo la produzione, chiaramente modesta e domestica, ma comunque degna di rispetto per un demo autoprodotto e fatto in casa, né tantomeno la qualità del programming e dei loops, versante in cui è invece possibile apprezzare la perizia tecnica di Guido Patané ed anche un certo suo qual gusto nell’assemblaggio dei campioni e nella ricostruzione di sonorità di origine bristoliana. Di certo la pecca non è nella bella voce dell’altrettanto bella Sabrina Sciacca (i diabolici Blanc ne includono una foto nella cartella stampa) anche se la referenzialità rispetto a Bjork supera francamente il limite dell’opportunità rischiando di tradire scomode pulsioni emulatorie (in particolare nei brani anglofoni, come “All I Have” e “Something True”). Sul versante tecnico, probabilmente in ragione della produzione casereccia del demo, si avverte qualche piccola impercettibile disattenzione sulle armonie; la programmazione delle macchine, che rappresenta lo scheletro della musica dei Blanc, è ben fatta e convince abbastanza soprattutto per la sua sobrietà, anche se, in alcuni rari episodi, ci si è lasciati prendere la mano dai plug-in finendo per esagerare con i filtri e gli effetti; sul piano dell’analogico è sempre ottimo il lavoro al basso, mentre le chitarre, piuttosto in sottotraccia, a volte spiazzano per lo stile troppo “rock” che non sembra amalgamarsi perfettamente con l’estetica artificiale dei loops. Tra gli episodi più fortunati c’è “La luna”, che già dal titolo fa intendere l’adesione a tinte più fosche e sonorità jazzy, ed in cui la centralità della voce è stemperata dalla sua stessa seducente tenuità. “Una Notte Soltanto“ è davvero ben congegnata e la produzione elettronica tocca il suo apice, liberandosi dai vincoli del trip-hop e ricombinando opportunamente e gustosamente campioni industriali e agili drum patterns con pianoforte e chitarre, anche se un “non so cosa” di Max Gazzè attraversa tutto il brano. “Smile”, è un brano più suonato, che convince per la semplicità del ritornello e per i suoi quattro accordi sparati, ma che purtroppo non sfugge neppure alle critiche quando alla fine rivela imperdonabili allusioni chitarristiche a “Boys don’t cry”, dei Cure. Dov’è la pecca, quindi? Se non nelle piccole ingenuità e le allusioni citazioniste, forse nell’attitudine che sottende al progetto: manca l’oscurità, la torbida melancolia assordata che è l’anima del trip-hop di Bristol, E se non è facile trovare nella calda e riarsa terra di Sicilia l’ispirazione per la addensata tenebrosità dei Massive Attack o la crepuscolare vellutata tensione dei Portishead, è forse possibile che essa venga sostituita da una propensione più solare e orientaleggiante che ricorda un po’ certi lavori di Vangelis e Sakamoto. E non ci sarebbe nulla di male neanche in questo, capiamoci, se non fosse che, unendo gli stilemi della canzone pop-rock a beats così ottimisti, da simili addendi non finisse per risultare un lavoro sbilanciato verso il lato più commerciale. Ciò non di meno, ci sono i presupposti per un esordio interessante, a patto di voler osare di più, di abbandonare alcuni clichè del genere e di caratterizzare maggiormente la voce, per esorcizzare l’impressione che il tutto sia troppo derivativo.

---
La recensione 7 Songs Demo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-08-18 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia