Forged in Blood demo(n)14 2014 - Metal

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Tantissima tecnica ma poche idee originali: ci si può lavorare

Quattro brani per il combo milanese formatosi nel 2008, canzoni confezionate bene ai Cellar Door Studios e prodotte da Gianluca Amendolara, produttore vicino a nomi come Punkreas, Pornoriviste  e via discorrendo. Il demo è scorrevole e di facile assimilazione anche per chi il metal non lo mastica quotidianamente. È proprio questo il punto nodale della band, un heavy davvero molto aperto ad intrusioni "leggere" che rendono la proposta fondamentalmente "digeribile" da chiunque; caratteristica che rappresenta un'arma a doppio taglio nel mondo del metal e che trova la sua ragione di fondo più nella scelta dei suoni utilizzati rispetto alla composizione intrinseca dei brani.

"Forever" è l'opener, brano di chiarissimo stampo british, che come tutte le altre successive canzoni deve non poco agli immortali Iron Maiden, mood che nel caso sfuggisse ad un orecchio poco attento viene fortemente accentuato dalla prova vocale di Roby Liperoti davvero buona sotto il punto di vista tecnico a differenza invece dell'espressività un pochino sacrificata e della personalità praticamente a zero. Smettere di dormire col santino di Bruce Dickinson sul comodino, guardarsi allo specchio e chiedersi cosa si può offrire di originale e personale con quel buon bagaglio tecnico non sarebbe una cattiva idea. A livello strumentale si soffre dello stesso problema, veramente buona la tecnica di Perinelli e Cacciapaglia, che tuttavia rimane completamente asservita ad un modo di suonare manieristico e poco originale. Un punto dove emerge invece la personalità di Cacciapaglia è nei solos, ben costruiti e gustosi. "Green" e "Stumble on my pride" sono due esempi efficaci. Si nota una certa timidezza del basso che in una band dal sapore "harrisiano" fa un pochino arricciare il naso, più ciccia sulle quattro corde non guasterebbe...

La sezione ritmica, di contro, è ineccepibile. Hicam Jamai è dietro alle pelli, preciso, con tantissimo gusto e decisamente padrone di quello che fa. Il terrore di batterie a griglia con una spinta in più e drum replacement sono mostri coi quali idealmente si combatte sempre (costantemente indotto in dubbi cartesiani e apocalittici).

In definitiva questa è una band da ascoltare sicuramente live e che ha trovato la formula vincente in un brano come "Stumble on my pride", dal gusto sì classic, ma con qualche nuance decisamente più prog oriented che si accomoda meglio al sound generale proposto.

 

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La recensione demo(n)14 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-11-01 00:00:00

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