Bosphore EP 2014 - Rock, Alternativo, Post-Rock

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Band dalle buone capacità, ma disco fatto di cadute e risalite. Bisogna osare di più.

Tra le cose più interessanti dei Bosphore c’è che la formazione accoglie strumenti come l’ukulele e il violoncello: un tocco d’originalità per una band che fa musica rock.
È un ep contraddittorio, però: “Marguerite” apre con delle pretese alte. È un brano quasi tutto strumentale e lascia poco spazio alle parole che intervengono solo alla fine. Vuol dire che il centro è la musica e la capacità dei musicisti di creare melodie e catturare l’attenzione senza bisogno della voce. Forse il migliore in assoluto. “1969 (back into)” perde la carica emotiva. È un brano nostalgico troppo legato ad esperienze già ascoltate del rock internazionale anni Sessanta-Settanta, ben fatto, per carità, ma niente di più. Per fortuna “Curami” (no, non è una cover dei CCCP) riprende il sound iniziale, è più lento, dominato da chitarra e piano con la voce che accompagna da subito gli strumenti. Ben riuscito anche l’intermezzo sintetizzato che spezza il ritmo prima di riprendere il brano da dove era stato interrotto. La nuova caduta è “Occhi spenti”, il brano successivo, che sembra non avere nulla di originale da dire. Ma il salvataggio arriva ancora dalla traccia seguente, “Clouds”, che recupera la dolcezza del suono, fa sentire finalmente l’ukulele ed è una delle tracce migliori.

Insomma il disco è fatto di cadute e rapide risalite, ci può stare. Bisogna lavorare sui difetti, ma c’è un buon margine di miglioramento. Il consiglio è di osare un po’ di più.

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La recensione EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-10-15 00:00:00

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