WeApes SexyZillaKilla 2014 - Rock, Indie, Funk

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Una (auto)produzione di assoluta qualità, dove il funk, l’acid rock, la new wave, il post-punk e l’indie-pop anglo-americano si mischiano in modo acerbo e viscerale, ma senza correre il rischio di osare.

L’eccellente esordio dei WeApes, sostenuto da un songwriting solido, efficace e mai banale, conferma l’estrema vitalità creativa della scena musicale palermitana. In questa (auto)produzione funk, acid rock, new wave e post-punk, si mischiano con calibrata attenzione, ma in modo acerbo e viscerale, al recente rock internazionale da classifica e all’indie-pop di fine ‘80-inizio ’90, animando una miscela esplosiva di ritmi ed armonie. La qualità degli arrangiamenti rivela una grande attenzione per il dettaglio, che coinvolge l’aspetto tecnico, compositivo ed anche comunicativo. E sebbene manchi il coraggio di osare, spingendosi ulteriormente oltre i limiti apparentemente sconfinati di questo crossover di generi ed attitudini, non vi è traccia dell’ingenuità che spesso caratterizza molte opere prime.

Ogni strumento detiene uno spazio ed un carattere definito, trovando il giusto compromesso tra la qualità del suono, l’accuratezza esecutiva delle singole parti e l’impatto emotivo complessivo. La batteria scandisce il ritmo con precisione, mentre il basso, con le sue pulsazioni, sostiene ritmo e melodia, esaltando, con suono caldo e sincopato, gli ammiccanti intrecci delle chitarre elettriche. Le voci, formalmente ineccepibili, rappresentano l’elemento di maggiore prossimità con il pop anglofono, richiamando band come Blur, Arctic Monkeys, The Strokes, Franz Ferdinand e RHCP.

L’apertura del disco è incendiaria: l’adrenalinica “Blindman” e la successiva “Beagle” definiscono, senza troppi sotterfugi, le traiettorie musicali del quartetto. “Oh my Mind” è il primo episodio in cui, senza rinunciare ad una certa dose di groove, si giunge ad una piacevole tregua. “The Good the Bad and The Biro” introduce, nelle sembianze di un imprevisto solo di sax, il primo vero elemento di discontinuità musicale. “Heavy Head Deer”, che immediatamente dopo rialza il tiro, è un pugno allo stomaco di energia e furore che appare e scompare, senza colpire, come un déjà vu. “Mokot” vanta una incalzante e corpulenta sezione strumentale che ricorda certi torbidi episodi del desert rock di Joshua Homme ed i suoi QOTSA. Il pezzo di chiusura, didascalicamente punk, nonostante l’inserimento a contrappunto di alcuni cori femminili, aggiunge davvero poco.

La durata relativamente breve del lavoro, contribuisce a rendere l’ascolto fluido e leggero, coinvolgente e a tratti entusiasmante, certamente privo di particolari cadute di tono. Il vero (e forse unico) limite sembra essere quello di non riuscire ad offrire, passato l’iniziale effetto sorpresa, spunti di vera originalità, capaci di caratterizzare queste tracce in modo più marcato e personale. L’urgenza di realizzare un lavoro che possa suonare tosto, cool, alternativo ed al contempo fresco, ballabile e radiofonico, se da un lato consente di frullare egregiamente i diversi elementi sonori, dall’altra ostacola la ricerca di un carattere più autentico e meno ammiccante, rivelando una scelta stilistica consapevole ed orientata ad una formula di successo e di sicuro appeal. A tratti appare il rischio che l’emulazione prevalga sulla creatività, vanificando uno slancio apparentemente indie, in favore di una prevedibile, benché dissimulata, attitudine mainstream. Persino la grafica dell’album, richiamando un immaginario decisamente punk, riflette l’ambigua coesistenza di questa dicotomia.

Ma sia chiaro, è solo una macchia: “SexyZillaKilla” è e rimane un ottimo disco (magari tutti gli esordi fossero a questo livello!) e i WeApes, in attesa che il tempo e l’esperienza facciano il proprio corso, non sono una solo promessa: sono già una certezza.

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La recensione SexyZillaKilla di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-01-02 00:00:00

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