Wendigo Wendigo 2014 - Stoner, Rock, Alternativo

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Onesti, integri e salutarmente fuori tempo massimo, i tre campani ci propongono nove pezzi che spaziano dal grunge allo stoner senza disdegnare puntate nel più classico hair metal.

Mutuato il nome da una celebre creatura demoniaca appartenente al pantheon dei nativi d’America – o, più prosaicamente, al personaggio della Marvel – i Wendigo si affacciano nel panorama musicale nostrano con quest’opera prima che ha tutto il sapore di un atto di amore. È chiaro ai più cosa accadde sul finire degli anni ’80 dalle parti di Seattle, stato di Washington? E della naturale evoluzione di quel sound sfociato poi nello stoner rock? Orbene, in caso contrario, rivolgetevi ad uno zio o ad un fratello maggiore (Google) e poi ci rivediamo qua, per tutti gli altri: seguitemi. I tre salernitani non fanno mistero, sin dalla prima nota della prima traccia di questo lavoro, di essere cresciuti a pane e hard rock cafone, quello che, come dicevamo sopra, prese le mosse nella città dello Space Needle.

Stiamo parlando del rock sghembo e sfigato dei vari Jack Endino, Love Battery, Willard. Decisamente meno biondi di Cobain e meno empatici di Vedder, questi illustri sconosciuti non imbroccarono un solo successo ma andarono a costituire un sottobosco interessantissimo di band dal sound abrasivo e poco incline a compromessi. Bene, questo breve interludio per dire che cosa? Che i Wendigo, se proprio dovessimo fare parallelismi, somigliano più a quelle band finite nel cono d’ombra del rock piuttosto che su MTV, che le colate laviche che fuoriescono dai loro pezzi ricordano molto più quella predisposizione a strafregarsene del successo e meno certe civetterie dei capostipiti del genere.

Onesti, integri e salutarmente fuori tempo massimo, i tre campani ci propongono nove pezzi che spaziano dal grunge allo stoner senza disdegnare puntate nel più classico hair metal (il singolo “No Leeches”). Al fine di smorzare i toni e piazzate strategicamente nella scaletta del disco, c’è spazio pure per un paio di ballate (“Firefly” e “Promises”) a fungere da chill out. Nove brani contenenti una buona dose di originalità e personalità, interpretati e suonati in modo convincente tenendo sì fede – a tratti un po’ tanto – ai canoni del genere, ma proposti inoculando qua e là germi di personalità davvero convincenti.

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La recensione Wendigo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-12-05 08:00:00

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