The New Luther Blisset Project No Copyright 2003 - Rock, Punk

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Un demo lungo più di 55 minuti rappresenta un affronto formidabile alla resistenza dell’ascoltatore. Il contrappasso però era necessario - io stesso mi sono arrogato in altre occasioni il diritto di spedire enciclopediche raccolte di canzoni. Solo ora comprendo le difficoltà dei recensori nello sceverare il buono dal cattivo, nella mole esorbitante di brani che possono accalcarsi in un cd. L'impazienza di dimostrare le proprie capacità si tramuta spesso in una sfida alla pazienza dell'ascoltatore.

Il compito della recensione diviene addirittura improbo di fronte ad un lavoro lungo, eterogeneo e deliberatamente caotico, quale questo "No copyright". I The New Luther Blisset Project infatti, celando i loro nomi dietro l'eteronimo dell'autore collettivo di "Q", in tredici tracce accostano un'incredibile quantità di riferimenti e citazioni ad opere cinematografiche, musicali e letterarie. "No copyright" è titolo oltre che principio generativo del demo: "all'interno del cd sono riportati spezzoni di opere altrui a cui non abbiamo chiesto nessun permesso per essere usate, visto che ogni opera deve essere usufruita da tutti; poi abbiamo ripreso e scomposto per poi ricomporre in diversa maniera il tutto".

Purtroppo, a mio avviso, proprio la regola della citazione estraniante - forse memore del détournement situazionista, oltre che delle esperienze dei Wu Ming - costituisce il limite stesso di questo lavoro. In un'ora di vero e proprio blob musicale troviamo a braccetto Beppe Fenoglio filtrato attraverso i C.S.I., i C.C.C.P., i C.S.I. stessi di "Linea Gotica", "Arancia meccanica", i fratelli Cohen, i Massimo Volume, i Depeche Mode, i Chemical Brothers e chi più ne ha ne metta. Il tutto ricondotto arbitrariamente ad unità o da monotoni ed effettati tappeti sonori di chitarra e piano, o da basi elettroniche di autocompiaciuto gusto kitsch. Recitativi alla Emidio Clementi, dialoghi tratti da cult-movie, improbabili soggetti cinematografici in area Quentin Tarantino, si assiepano così in un bignami catastrofico e a tratti un po' irritante della cultura artistoide dei DAMS, dei cineforum "di sinistra", o dei circoli cosiddetti "alternativi", senza mai riuscire a suonare autentici o gradevoli all'ascolto.

Poco altro si può aggiungere, i ragazzi non me ne vogliano. Il montaggio dei diversi materiali non giunge mai ad ottenere l'unità, il suono è frammentario, la sensazione generale è di un improduttivo spaesamento. Non una traccia cattura l'attenzione, né al primo né all'ennesimo ascolto. Ho "ripassato" più volte questo demo per tentare di trovarvi qualcosa di buono, ma ogni volta s'è approfondito un forte senso di noia ed irritazione per l'inutile "caccia alla citazione". Purtroppo anche a partire dai migliori ingredienti è possibile a volte ottenere piatti indigesti.

Mi dispiace, questo lavoro non m'è proprio piaciuto. Attendo per il futuro un maggiore lavoro di sintesi e meno petizioni di principio.

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La recensione No Copyright di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-09-14 00:00:00

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