Mi domando quale e quanto sia lo spazio oggidì per un gruppo - per di più composto da nostri connazionali - che si propone come una brit-pop band, ma vi rimando alla fine di questa breve recensione per una (incerta?) risposta. Questo colorato cd-r dei Molly Jones mette in luce in maniera indubitabile le influenze del quartetto molisano, che pesca a piene mani dal pop albionico degli anni ’60 ma soprattutto dalla sua rielaborazione stilistica avvenuta nel decennio scorso (per quanta rielaborazione possa esserci mai stata…). Qua e là spunta pure una simpatica tastierina spensierata à la Supergrass, oppure qualche arrangiamento simil-orchestrale che fa pensare agli Oasis più pomposi (l’intro di “Summertime Love” è figlioccio di “Whatever”, che a sua volta era poi un piccolo plagio di Beatles e Bowie, ma questa è un’altra faccenda…). Però, più che davanti agli eredi nostrani dei fratelli Gallagher, si ha la deludente impressione di trovarsi di fronte a una versione sbiadita di un redivivo Daniele Groff, o a dei Lunapop che, pur sforzandosi, non riescono a imbroccare una canzone ‘fortunata’ (commercialmente parlando). Buona la voce limpida e stentorea del cantante Giampiero Battista (anche se, quando è troppo impostata, risulta fastidiosamente artificiosa), e lodevole anche l’intento di ricerca letteraria nei testi, i quali, calati in un contesto così smaccatamente pop, riescono a sorprendere l’ascoltatore. Da apprezzare, poi, la rapida coda strumentale de “Il lupo e la luna”, innaffiata da un intrippatissimo organo hammond, ma non il brano di chiusura - “Il viaggiatore” - che sconfina in un farraginoso pseudo-prog assai poco allettante.
Tirando le somme, come dover giudicare un lavoro del genere? Pur suscitando la mia umana simpatia per un retroterra di gusti musicali che ho largamente condiviso, mi viene da pensare che i Molly Jones non abbiano molto da dire o da aggiungere rispetto a tutto quanto non sia già stato detto (e già aggiunto!) da altri prima di loro. Inoltre, un gruppo di tal fatta è fuori tempo massimo per sfruttare la scia di hype che anni fa circondava il gran carrozzone brit, ma anche troppo in anticipo per un eventuale revival. Temo dunque che sarà piuttosto difficile per loro ritagliarsi un spazio importante.
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La recensione Summertime love (ep) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-10-28 00:00:00
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