Federico Doria
"Comu si nun t'havissu vistu mai" Ep 2015 - Cantautoriale, Psichedelia, Folk

"Comu si nun t'havissu vistu mai" Ep

Federico Doria non ama correre. E sforna un ep di canzoni delicate e a tratti cupe.

La lentezza, la Sicilia. Le storie da raccontare, la tradizione. Le canzoni scritte quasi come se si dovessero incollare i pezzi. Uno sull’altro. O meglio, uno accanto all’altro. Federico Doria va piano, forse perché rinunciare ad aumentare l’andatura è l’unico modo per dichiarare amore incondizionato alla terra natia. E per non lasciarsi sfuggire nulla, per assaporare al meglio i ricordi, le emozioni.

“Comu si nun t’havissi vistu mai” è un insieme di cinque pezzi eterei, percorsi da un folk minimale, purtuttavia arricchito da schegge di elettronica, spore di psichedelia, dalla complicità un piano elettrico. Lentezza, repetita iuvant, è la parola chiave, il tramite per entrare in un universo composto da canzoni delicate ma al tempo stesso dense e a tratti cupe. “Le vacanze estive di Monica Vitti a Siculiana” possiede il sapore di un samba triste, “La cunta” insegue Tom Waits (e, almeno un po’, anche l’ultimo Cesare Basile), mentre la title-track e “U celu” ruotano attorno a sperimentalismo, intimismo à la Nick Drake, suoni dilatati, indie-folk della migliore specie. La cover di “La Sicilia havi un patruni”, un classico del repertorio di Rosa Balistreri, sigilla il disco e rappresenta, a proposito di tradizione, l’ennesimo omaggio alla Sicilia, quella degli ultimi, quella che rifugge alle immagini da cartolina. Una chiusura del cerchio forse inattesa, ma senza dubbio con un suo perché.  

 

 

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