Compilation Fragments 2003 - Rock, Indie

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Noise.

Sarebbe bello analizzare il ruolo del rumore nella musica moderna in modo organico, e chissà, magari qualcuno lo ha già fatto. Ormai comunque si può tranquillamente constatare come il noise, nella sua accezione indie-rock, abbia già da moltissimo tempo messo radici in Italia. La nostra Penisola, infatti, conta moltissimi gruppi tra le schiere che annoverano i Sonic Youth oppure i Blonde Redhead - e chissà quante altre entità musicali di questi decenni - come muse ispiratrici. Un insieme di artisti che spesso si sono spinti anche in territori vicini - nel free-jazz, nel rumorismo più cupo… - dando forma ad uno dei ‘movimenti’, se accettate la definizione, più importanti per il rock odierno.

La giovane etichetta Psychotica decide quindi di illustrare da sè un piccolo scorcio del ben più vasto panorama rock nostrano, con questa compilation che poco concede all’estero in termine di nomi, ma molto, moltissimo in termini di attitudine (ed idioma), tanto che non sarei rimasto stupito di sentire le stesse cose su una qualche etichetta statunitense. Le danze si aprono con i The Planet The, che per pochi secondi ricordano una copia povera dei Mindless Self Indulgence, per poi ritornare, fortunatamente per tutti, in terreni a loro più consoni. Si continua con tracce provenienti da gruppi che ormai hanno una certa credibilità underground nel nostro paese, come gli Zu, ad esempio, in una versione tendente – ovviamente! - al jazz, o anche i Bellini.

Ma la parte più piacevole del disco arriva dalla metà in poi (strana scelta, nevvero?), dove si fanno notare soprattutto i Twig Infection con “I've never had any cavities in my life”, gli Edible Woman, che, come gli Spriggan, fanno un buon lavoro bilanciando il rock più tradizionale (melodico?) con alcune deragliate noise, o i Daemien Frost, con un bel pezzo strumentale dalle sonorità intriganti. I Comfort ci ricordano, con gran classe, di come il jazz sia vicino ed amico. In generale tutte le tracce verso la fine della raccolta si rivelano ben più solide di quelle di apertura, dando così a questa compilation un notevole valore aggiunto.

Se quindi vi piace l’indie-rock che propende nettamente verso il noise e la sperimentazione e pensate che certe cose crescano bene solo a New York, ma anche se siete abbastanza curiosi e intraprendenti, fate vostro questo disco. Ne vale la pena, anche considerando l’onestissimo prezzo per più di un’ora di buona musica!

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La recensione Fragments di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-10-31 00:00:00

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