Supershock Les fleurs du mal 2003 - Rock, New-Wave, Indie

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Alternando tastiere, basso, chitarre, acustiche ed elettriche, flauti, archi, tra rumori artificiali e suoni autentici, di notte, sotto la flebile luce di una melanconica e velata luna: così i Supershock sembrano avere coltivato i propri 'fleurs du mal', sette pezzi di stampo fortemente anni ottanta, tra wave con incursioni del più tradizionale rock, complessivamente caratterizzati da tinte marcatamente dark.

Il titolo stesso sintetizza la vera essenza del cd che coinvolge l’ascoltatore in un’avvilente e grigia - che sia una coincidenza l’origine torinese? - realtà, plasmata da un malessere viscerale contrastato da disperati tentativi di emersione. Il gruppo manifesta palesemente il proposito di personalizzare il proprio stile, intento che si concretizza principalmente attraverso un uso camaleontico della voce, utilizzata in modo caldo e naturale nei momenti più intimisti (“July”), mentre risuona struggente (“Completely lost”) e aggressiva (“Queen bee”) quando soggetta a manipolazioni. Un ruolo di rilievo è concesso al basso che contribuisce attivamente all’evolversi dei pezzi, ma è sensibilmente avvertibile la preminenza di Paulmtv, figura misteriosa che a tratti sembra deporre le sembianze umane tramutandosi in un’imprecisabile presenza.

Tra i pezzi migliori “For years”, che pare inscenare un confronto tra creature angeliche e demoni attraverso l’alternarsi di voci calde ed eteree, accompagnate da una dolce melodia evocante un nostalgico carillon che suona indisturbato, ed aggressivi echi sorretti da freddi e severi campionamenti. Decisamente efficace, nonché a parer mio il pezzo migliore, è la seconda traccia, segnata da avvincenti slanci rock alla Muse con l’originale inserzione di un’assolo di flauto. Si isola invece dal resto del progetto la sofferta e sensuale “Stars” che, con cadenze sincopate e claudicanti, si evolve sospinta dalla voce femminile attraverso sinistri sospiri ed, ancora, un reiterato ed inquietante effetto carillon.

La produzione è decisamente di ottimo livello qualitativo, con una buona gestione, benché si tratti solo di un trio; dei numerosi strumenti utilizzati che danno luogo ad un eterogeneo cocktail di suoni, a partire da semplicissimi componimenti acustici, con solo chitarra e voce, sino a raggiungere maestose fasi sinfoniche. Non può quindi che sorgere in me la curiosità di verificare l’approccio al live, onde scandagliare i loro oscuri artifizi.

Il progetto è tanto interessante quanto peculiare e delicato tant’è che, se portato all’esasperazione, rischia di cedere ad un eccessivo stile kitch (anche se poi trattasi di gusti personali) ed alla monotonia, con conseguente coltura di fiori cloni di loro stessi.

Consigliato un ascolto in cuffia, ad occhi chiusi!

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La recensione Les fleurs du mal di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-11-06 00:00:00

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