Rosaluna s/t 2003 - Rock, Psichedelia, Folk

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Il panorama folk-rock italiano sta diventando sempre più vasto, accogliendo al suo interno una ormai vasta schiera di ‘seguaci’, stupiti nel riscoprire il fascino che si nasconde dietro la potenza degli strumenti acustici, o di quelli elettrici ed elettronici che - in apparente contrasto con la loro natura - ripercorrono melodie tradizionali mescolandosi alle nuove sensibilità musicali moderne.

Quando si fa riferimento a questo genere, in linea di massima si intende il filone che si è diffuso maggiormente nella penisola, ovvero quello facente capo ai vari Modena City Ramblers, Casa del Vento e Folkabbestia (quest’ultimi legati anche alla tradizione del Sud Italia).

I Rosaluna, pur inquadrandosi nell’orbita del folk-rock, non seguono la regola, proponendo un approccio alla materia decisamente differente, per fortuna, di gruppi emuli dei Ramblers modenesi di cui ne abbiamo fin troppi. Bolognesi d’adozione e calabresi di nascita, i Nostri presentano un’opera dallo stile ibrido nel quale alla limpidezza di strumenti tradizionali - come l’organetto o il mandolino - si interpone l’impeto di chitarre elettriche distorte che si amalgamano in un equilibrio ben architettato. Il cantato spazia dall’italiano al calabrese, dialetto che sottolinea la genuina origine meridionale della band, mentre le liriche sono sogni, leggende, tristezza, festa ed amore, scritte con cura dalla mano di Graziella Ferrise
Quindici brani, molti dei quali riproposti dal precedente lavoro, ma non si tratta di una semplice ristampa: i pezzi sono stati remixati e in alcune tracce sono state aggiunte nuove parti strumentali. Nella tracklist compaiono anche due cover: una dolcissima e tragica “Leggenda di Natale” dell’indimenticabile cantautore genovese Fabrizio De Andre, e un tributo a Domenico Modugno con “Vecchio frac”, reinterpretato con arrangiamenti in odor di tango. Fra gli eco di tarantelle e le derive rock, intermezzi di walzer e giochi di ritmo, il lavoro si lascia ascoltare, incontrando nel percorso brani di grande fascino come la stupenda “Fra radice e corteccia”, dal geniale impianto ritmico-melodico ed un ritornello che rapisce.

I Rosaluna sono cinque ragazzi che ‘sanno il fatto loro’, e ci sembra solo un ultimo passo li distanzi dalla completa maturità artistica; ovvero il distaccarsi totalmente dai loro modelli, in primis dai (grandi) Il Parto Delle Nuvole Pesanti, che ancora risuonano in qualche episodio del disco. Da sottolineare - a tal proposito - che fra i ‘guest’ compare anche il batterista del gruppo di cui sopra che risponde al nome di Mimmo Mellace.

La band calabro-emiliana, il cui nome suona come la traduzione del titolo dell’ultimo disco di Nick Drake, si ripresenta al pubblico con un lavoro degno d’attenzione, intenso ed energico, nel quale l’anima etnica si fonde con il rock, in una formula dallo stile originale, che si allontana dal folk-rock di maniera ‘irlandesizzato’, per approdare ad una più sincera ‘nuova musica popolare’.

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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-11-12 00:00:00

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