Sthenia Solamente il respiro 2003 - Psichedelia, Noise, Alternativo

Solamente il respiro precedente precedente

Gli Sthenia provengono da Marghera, che come dicono loro è una “cittadina sulla terraferma, in provincia di Venezia, famosa più per le fabbriche e il petrolchimico che per altro”.

Questo tra le nostre mani è il loro “full lenght”, terza release raggiunta dopo un primo demo casereccio ed un secondo promo (“Pensiero laterale”) con maggiori pretese di produzione e fedeltà. Si articola in nove torrenziali episodi di attitudine fondamentalmente hard-rock, caratterizzati da un elevato minutaggio che rimarca abbastanza chiaramente la dilatazione psichedelica delle strutture che, unitamente ad alcuni spunti mediati dall’indie-noise italico, rappresenta la principale matrice di questo lavoro. L’impressione è subito positiva nell’ascoltare brani, prolissi e ridondanti nell’accezione non denigratoria di questi termini, pervasi di una lisergica attitudine. Nei segmenti più ispirati e felici il suono è compatto e roccioso, con la drammaticità noise dei Marlene Kuntz proiettata su uno sfondo di zanzarose chitarre oscillanti tra Black Sabbath e Led Zeppelin, occasionali ma graditi screamings in sottotraccia, ottimi intermezzi traboccanti di delay, rigore marziale e saltuari abusi di wha-wha.

Alcuni brani (“R.C. Song 008”) rivendicano inclinazioni più metal, compensando con il peso di robuste chitarre una certa fiacchezza melodica, e fanno da contrappunto a divertissement psych-sixties stravolti da fucilate di obbligati super distorti, sfocianti in poderosi riff che aprono ad asciutte atmosfere blues (“SyndRoMe”).

Lo strumentale “Alopecia Androgenetica” contiene in modo paradigmatico i tratti salienti della band veneta: anzitutto si prende il suo tempo, oltre i 12 minuti. L’incipit space-rock con cascate sintetizzate rimanda, in modo molto convincente, a esperienze cosmiche settantiane che esplodono in scuri riff proto-metal. La materia si consuma per combustione, sprigionando un suono che vorrebbe essere (ma non è del tutto) gonfio e appagante, con una attitudine giusto un tantino troppo enfatica ed epicizzata. Resta il dubbio sul titolo: psichedelia che non racconta la nascita e la morte delle stelle o viaggi nel freddo vuoto siderale, ma piuttosto l’ascesa e il declino del… cuoio capelluto?

La lunghezza può essere un pregio, e la scrittura prolissa degli Sthenia, che è tutta stasi e ripartenze, lo dimostra. L’ispirazione di fondo è assai encomiabile e fa del buono, sostanziando brani sugosi e grondanti psichedelia a ogni cambio, pur se referenziale e non foriera di soluzioni davvero originali. A volte, però, il numero non riesce e la sensazione che se ne ricava - non molto gradevole a dire il vero - è quella di ascoltare una extended version in cui dal quarto minuto in poi si assiste ad una sovrabbondante ripetizione del già detto. Il principale responsabile di queste occasionali défaillance, oltre la mancanza di sostanza sufficiente a captare l’interesse per oltre 10 minuti, è probabilmente la produzione tecnica: l’eccessiva levigatezza di alcuni segmenti, la sovraesposizione della voce (per giunta impastata in un mare di riverberi che la decaratterizzano), il nitore e l’attenuazione misurata di molti passaggi, la scarsa dinamica della batteria, sono più confacenti ad un contesto autorale o melodico, che non ad un ruggente trio wanna-be-hard-rock-psych-band odoroso di lisergici liquori come questo. Ovviamente non è affatto facile trasfondere negli angusti solchi del supporto digitale la viva espressione di un gruppo, ma certamente una registrazione più chiassosa, audace e sboccata avrebbe potuto essere d’aiuto.

Chiudendo i conti, “Solamente il respiro” contiene ottime premesse ed i migliori auspici per un gruppo che, a tacer d’altro, non dimostra il minimo interesse a compromettersi con il trend o a cronometrarsi i pezzi per cercare di azzeccare un singoletto appiccicoso ma, al contrario, è ispirato da vera passione e autentico amore per il “lungo suonare”. Aiutato da una benefica iniezione di steroidi al sound, e addizionato di un pizzico di audacia compositiva, darà sicuramente ottimi frutti, duri e psicoattivi.

---
La recensione Solamente il respiro di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-11-14 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia