Zuli Exploit 2015 - Rap, Reggae, Hip-Hop

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Una bella conferma

La voce di Zuli è come una di quelle sciarpe doppie, di lana, talmente doppie che non riesci a fargli fare un paio di giri intorno al collo, al massimo ti fermi a un giro e mezzo. Ecco, ascoltare Zuli ti fa sentire protetto, come con una di quelle sciarpe durante l'inverno, al sicuro. Questa della sicurezza in realtà potrebbe non andare proprio d'accordo con "Exploit". L'ep è pieno di questioni irrisolte, pieno di storie che mettono l'ascoltatore in quella tipica posizione a punto interrogativo, quella con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e i palmi delle mani che sostengono il mento. La musica del torinese non ispira sicurezza in questo senso, per nulla. La sicurezza arriva dal modo con cui l'autore suggerisce che a queste domande, a questi problemi irrisolti, la soluzione esiste, ed è personale, ognuno ha la propria ma soprattutto ognuno può riuscire a trovarla, per conto suo, con le sue forze. Quello che fa Zuli è quindi incoraggiare ognuno di noi a non essere parte passiva degli eventi ma ad essere i veri protagonisti di quelle che sono le nostre azioni e quindi le nostre scelte.
Il lavoro si sviluppa tutto attorno a questo proposito e in qualche modo conferma quella distinzione fra lo Zuli campione di ritornelli, più scanzonato ed estivo (alla faccia della storia della sciarpa), e lo Zuli solista, più malinconico e introspettivo, quasi un fratello maggiore, pronto a sgranare consigli.
Una cosa che ho notato, in questo disco come in altri da solista, è quell'attaccamento di Zuli al passato, inteso come una dimensione percepita ancora come reale e viva, seppur appunto già trascorsa. Così avviene in "Finché siamo", così in "Via da qua". È sempre un passato che fa luce sul presente però (vivo appunto, perché ancora non ha esaurito il suo compito), mai un ricordo fine a se stesso, è come se il cantante avesse molte questioni in sospeso, frutto magari di qualche errore che spera, con la sua musica, di far evitare all'ascoltatore. Forse anche per questo nella sua voce c'è sempre quella vena di nostalgia ed amarezza che si percepisce ascoltandola.
Bisogna dire, per correttezza, che "Exploit" non è un disco rivoluzionario, resta però una bellissima conferma delle capacità di questo artista e della sua versatilità, sia in termini di contenuti sia in quanto ad approccio con differenti sonorità, cosa non facile e per nulla scontata.

 

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La recensione Exploit di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-05-18 00:00:00

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