Blues alternativo strumentale a cui manca solo il basso per incendiarsi
I Lucusta sono un trio romano votato al sacro idolo del blues, una batteria, una chitarra e un sax, combinazione bizzarra ma con un buon amalgama. Escono allo scoperto con un ep omonimo di tre brani il cui filo conduttore sembra essere l'improvvisazione (o quanto meno ne è base fondante). Ritmi veloci e riff canonici per le parti ritmiche, a stupire è il sassofono che interpreta il ruolo di solista quasi ad emulare un cantato che pare servire come il pane. Sì perchè in molte parti lungo i 13 minuti di scaletta il senso di vacuità non è così raro all'udito.
Forse la parola magica potrebbe essere: basso. Specialmente nella traccia di chiusura "#1" si sente chiara la mancanza di frequenze gravi e portanti come quelle di un basso, che dia vibrazioni allo stomaco, che trascini il resto degli strumenti facendo tremare il terreno sotto i piedi. La capacità tecnica del trio capitolino è importante (anche se si notano leggere sbavature nella tenuta del ritmo) ma manca quell'impasto consistente che avvolga caloroso l'orecchio; per una band alt-blues è fondamentale il tiro, il groove, e in questi pochi minuti di Lucusta, ahimé manca.
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La recensione Lucusta di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-06-16 00:00:00
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