Effe puntoEffe punto plays T.S. Eliot2015 - Cantautoriale, Folk

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Molto più di un disco: un'opera collettiva che omaggia la poesia di Eliot con passione e finissima artigianalità.

Fra le cose che mi piacciono nella vita ci sono: le spillette, i poster, la grafica e le illustrazioni belle, le foto degli scrittori alle feste, i libri pop-up, e soprattutto l'effetto pop-up dell'arte, ovvero l'apertura delle finestre mentali che può essere innescata da una visione, una lettura, un ascolto, e che ti ispira a creare qualcosa di nuovo e diverso.

Quando ho ricevuto la “scatola magica” di Effe Punto, quindi, mi sono trasformata in una bambina scema sotto l'albero di natale. Il pacco di cui sono entrata in fiero possesso conteneva: due deliziose spille artigianali; una gustosa stampa di Miss Goffetown; varie cartoline e adesivi (Gli adesivi! Ho dimenticato gli adesivi, fra le cose che mi piacciono) con foto di T.S. Eliot in situazioni quotidiane e familiari; un libretto dal titolo “T.S. Eliot e i suoi amici” in cui pop-uppano microimmaginette di Virginia Woolf, Ezra Pound, Groucho Marx, Bertrand Russell e un gatto; un audiolibro con Eliot medesimo che legge “The Waste Land”; last but decisamente not least visto che stiamo pur sempre parlando del progetto di un cantautore, il vinile con le quattro canzoni di cui vado infine a parlare.

Non essendo una fine conoscitrice dell'opera di Eliot non mi addentrerò nei particolari e nelle specifiche citazioni, limitandomi a constatare il tono evidentemente intellettuale delle liriche e, soprattutto, il modo in cui Effe Punto ha saputo far convergere il mondo letterario e quello rock in pezzi che, per il principio delle finestre aperte di cui dicevo più su, partono da una suggestione per arrivare da un'altra parte, e precisamente a un moderno american-folk ora sognante, acustico e malinconico (“Winter”) ora più sbilenco e dagli accenti alternative (“We are really in the dark”), psych (“Pipit and Sweeney”) e dark-blues (“There Will Be Time”). Come se fra le foto degli amici del poeta spuntassero anche Nick Cave, Sufjan Stevens e Mark Linkous.

A questo punto mi azzardo a dire che, vista la propensione ai miscugli linguistici e allo stile sperimentale, il vecchio Thomas Stearns avrebbe potuto apprezzare questo multiforme e curatissimo “correlativo oggettivo” della sua opera.

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La recensione Effe punto plays T.S. Eliot di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-07-09 08:00:00

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