Il muro di Big Hallucination
Potremmo collocare gli Hermosa in un periodo storico in cui il rinnovamento delle indie band passava attraverso la promozione massiccia della rivista britannica NME, riuscendo a dominare la scena musicale europea e italiana. Tempi ormai passati, che nostalgicamente la band bresciana ripropone con il medesimo spirito in un susseguirsi di brani folk, pop e rock.
Le 14 tracce dell'album finiscono con l'essere dispersive e talvolta marginali, a causa di una tendenza volta a favorire la struttura-canzone a discapito di idee compositive mai davvero incisive. Sebbene "My Mother's Cactus Flowers" non sia diversa da tanti altri brani simil twee-pop, a conti fatti, risulta la canzone più azzeccata di "Big Hallucination". Un lavoro pulito di arrangiamenti ben congeniati, capaci di distogliere l'attenzione da un'effimera facilità d'ascolto; operazione però mancata con la successiva e perciò più stucchevole "Sentimental Disorder's Daughter".
Nella seconda metà dei brani di "Big Hallucination", le atmosfere s'incupiscono nei racconti di disillusione, partiti invece da un percorso inziale più rilassato e spensierato. Non a caso "Malaise" la seconda "intro" del disco, è un preludio al brano più intenso, "The Land of the Sand", costituito da partiture di chitarra malinconiche alla Neil Young e Radiohead e approfondite ancor di più in "Wondering".
C'è spazio anche per i bei riff beatlesiani del pezzo dal sapore britpop "Flies Keep On Flying Silently", prima che il conept si chiuda con "In Dusk We Trust" + "Outro", riallacciandosi così al doppio lp "The Wall" dei Pink Floyd. A conferma che il progetto Hermosa, pur essendo avvalorato da musicisti e arrangiatori capaci, non convince appieno per un muro di canzoni non del tutto valicato a causa di una poca vivacità che accomuna la produzione.
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La recensione Big Hallucination di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-09-24 00:00:00
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