L'IO Bon Ton 2015 - Pop

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Manuale di non-comportamento in chiave pop-rock

Tutti quanti quando iniziamo una frase con "io" evidenziamo un individuo in particolare, cioè noi stessi, e dedichiamo particolari attenzioni alle parole seguenti perché stiamo parlando di noi. L'Io, a.k.a. Flavio Ciotola, canta invece nella maniera più impensonale possibile, è un "io" condiviso il suo, da nessuno e da tutti, per potersi permettere di dire cose anche non conformi alla morale di massa e increspare l'acqua con un sasso.

"BonTon" è il manuale di comportamento in musica con cui si presenta, un disco di 11 canzoni pop-rock concrete e di poche pretese. Anzi, di pretesa una ce n'è, sfogarsi e svuotarsi dei fastidi tipici dell'uomo di trent'anni. Nervosismo, puntualizzazione, rimorso, nostalgia, iconoclastia dei sentimenti buoni, tutto reso atto più che verbo, i testi de L'Io, sanno descrivere con la dovuta precisione pur mantenendo una poetica e un'ironia di giusto peso.

Nei riff di chitarra brevi e ripetuti alla The Strokes di "Zero", c'è l'invettiva contro gli altezzosi di facciata e vuoti dentro, con un attacco vocale molto vicino a Bugo. Il cantautore napoletano paragona a zero la consistenza degli arroganti. Non esistono eufemismi o mezzi termini in quest'album, ciò che deve essere detto si dice, perché le parole sono più potenti degli schiaffi anche se non scritte ("Quando sbagli"); così arriva forte l'irriverenza del quarto brano in scaletta, in cui Flavio constata fiero: "Ma quanto è bello tradire?", scoprendo le carte, provocando con la gioia nel pensare a una donna mentre fa sesso con un'altra. Ma sì, la vita è una sola e bisogna sbrigarsi a costruirsela, altrimenti arriva lo Stato e te la porta via ("Resta poco tempo"), da dietro. I rapporti con le donne sono difficili da gestire, fare il cantante poi, porta a relazioni spesso superficiali. In "Spiegami perchè mi innamoro sempre delle troie" l'artista si perde nel cruccio di un possibile flirt con una spettatrice che poi preferisce andarsene con qualcun altro. Pazienza, una bella risata porta via le paturnie ("Ridere per vivere"), anche se hai appena scoperto che uno dei tuoi più cari amici è bisessuale ("Vela e motore") e ti sei accorto che una storia poteva andare diversamente ("Al momento sbagliato").

È divertente seguire le vicende del protagonista di "BonTon", una macchietta cinematografica persa nella confusione interiore della piena maturità anagrafica. C'è anche la maturità sonora però, perchè i brani di quest'opera prima sono quasi interamente suonati da L'Io e il risultato è tutt'altro che sgradevole, forse poco incisivi i bassi, ma nel complesso c'è un gioco di effetti con chitarre e synth apprezzabile.
Degne di nota, l'ultima traccia "Difetti perfetti", nostalgica ballata rock anni '90, in cui il protagonista soffre la mancanza della propria donna compresi i suoi difetti, e "Buongiorno un cazzo".

Non giudicabile come codice di comportamento ma come disco, questo "BonTon" riesce nell'intento di catturare l'attenzione, specialmente per l'ironia dei testi e la cura dei suoni. Magari il prossimo disco de L'Io s'intitolerà "Vaffanculo" e saranno tutti canti da chiesa.

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La recensione Bon Ton di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-09-09 07:00:00

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