Di psichedelico, elettronico e romantico in questo disco dei Gonzalo non c'è niente. Per stavolta non ci siamo.
"...un disco pop, psichedelico, elettronico, romantico… Un disco dedicato a noi e a tutti quelli che da un istante preciso nel passato fino ad oggi, hanno seguito la propria passione cercando di non mollare mai." Questo un estratto della descrizione di "Way Back When", e mi spiace davvero stroncare la fatica dei Gonzalo, ma proprio non posso fare altrimenti.
Il fatto è che l'album della band di Pordenone risulta pressocché vuoto e la mancanza di spunti davvero interessanti da cui trarre qualcosa di buono di certo non aiuta. L'inizio è totalmente in sordina con "Something", un brano a tratti cadenzato, a tratti melenso, con un sound davvero poco convincente, e anche il resto non fa sperare in grossi miglioramenti. "Hit the Groundhog" è fiacca, "Hangin Soul" cambia direzione continuamente con quel violino e quel piano solenni che sembrano non sapere troppo bene dove andare e "Tryptique", con il suo tentativo di risultare prog e ricercata, andrebbe seriamente svecchiata. Sembra di vedere la luce con "The Great Almanac" e la sua partenza alla "Perth" dei Bon Iver, ma è solo un miraggio che anticipa l'entrata in scena delle interferenze di synth non proprio brillanti a peggiorare la situazione. La dimensione acustica invece è leggermente migliore del resto (il pop folk leggero di "Painlovers" e la garbata "Reticent"), mentre l'episodio finale "Natural Backlash" risulta la copia dei brani precedenti, se non fosse che i sintetizzatori tentano di prendere campo in maniera sgarbata e pacchiana. Per stavolta direi che non ci siamo, forse è il caso di provarci in maniera diversa e sfruttare meglio le infinite possibilità di una giovane band che punta tutto sulla passione. Anche perché di psichedelico, elettronico e romantico in questo disco dei Gonzalo c'è davvero poco.
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La recensione Way Back When di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-09-24 00:00:00
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