Radiostars For what might have been 2003 - Rock'n'roll, Alternativo

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Fare un disco di rock'n'roll moderno è tutt'altro che facile. Altro che tre accordi e via. La dimostrazione sta in questo cd – il terzo – degli emiliani The Radiostars, i quali peraltro devono essercisi messi con tutto l'impegno e la buona volontà di 'sto mondo. E "For what might have been" parte bene, proprio bene. "Messa Metronic" è scanzonato ed aggressivo, come dev'essere il r'n'r. "Vampire", un po' Jet, un po' Ac/Dc, un po' Cramps, si fa apprezzare. Ma già al terzo pezzo il gioco comincia a mostrare la corda: in "On a saturday bang" la voce indugia un po' troppo in toni alla Kurt Cobain e davvero non ce n'é bisogno. Limite, questo, che si farà sempre più evidente nel corso del disco. "Feeling like a torn curtain", dove si cita parte di un testo dei Pet Shop Boys, è un po' troppo sgangherato. Ad "Hanged" si è già stufi: il suono è troppo scarno, i brani centrali del disco deboli. Con "She owns millions" siamo addirittura dalle parti dei Rem, una delle cose meno sensate da fare. Non tutti possono essere Ligabue impunemente. "Hide and seek" si presenta meglio, ma sempre molto datato, addirittura con sonorità da Seattle pre-grunge."Back from Moncton" arriva sconsolata quasi Wall of Voodoo, ma più Nirvana: nel complesso un brano proprio datato. La finale "Twenty flight rock", famosissima e bellissima canzone del grane rocker anni 50 Eddie Cochran, è una perla. Magari non se ne ricorda il titolo, ma bastano le prima note del riff di chitarra per risvegliare neuroni e gambe. Ma in questo disco fa ancora più risaltare il sapore sciapo del resto del cd. Verranno tempi migliori.

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La recensione For what might have been di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-03-23 00:00:00

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