Massimo Ruberti Armstrong 2014 - Strumentale, Psichedelia, Elettronica

Armstrong precedente precedente

Una processione cosmica di suoni freddi ma mai ostili.

Se mettessimo solo per un momento un piede sulla luna, nel silenzio di un buio diverso che mescola inquietudine alla straordinaria unicità dell’atto, partirebbe in modo spontaneo una suite interstellare, una processione cosmica di suoni freddi ma mai ostili. “Armstrong” è la colonna sonora dei piccoli passi per l’uomo, delle costellazioni viste da vicino, del sole inteso non come fonte di luce e calore ma soltanto per ciò che è: un'enorme presenza astrale che domina parte dell’universo.

Le voci che scorrono lungo i brani sono parole estratte dai pensieri di un astronauta, la bocca muove frasi tecniche mentre dentro si scaldano oceani di poesia, e questo contrasto tra apoteosi scientifica e sogno è la chiave per interpretare un lavoro che spinge l’elettronica oltre i confini della galassia, poco importa se sia un viaggio reale o soltanto il superamento di un limite interiore. E dalla partenza (“Liftoff”) fino all’atterraggio (“Landing”) non si abbandona mai il cammino di astrazione, il perdersi, l’aspirazione che tende all’infinito, per poi tornare a toccare il pavimento e accorgersi di non essersi mai spostati.

Questo disco sottolinea come la nostra mente non risponda ad alcuna legge di gravità, e capita che si inoltri nello spazio in fantascientifica solitudine, a guardare la luna con l’ideale sottofondo musicale.

---
La recensione Armstrong di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-22 09:50:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia