":Extract 1" è il primo demo degli Ordalia, band formata da cinque giovanissimi ragazzi di Latina che nel 1998 hanno deciso di costituire questo progetto per suonare cover nei locali del Lazio. Nonostante le diverse estrazioni musicali sono riusciti a trovare col tempo un terreno di crescita comune fino alla scelta di abbandonare l’idea di fare cover e mettersi in studio per produrre brani propri. Il frutto di questo lavoro è ":Extract 1". Creato dopo mesi di sforzi sia in sala di registrazione sia durante i concerti questo demo è riuscito finalmente a convincere la band ad esporsi con i cinque brani originali.
La musica ricorda le evoluzioni dei Radiohead ed il cantato riprende la vocalità dei Placebo. Peccato che il risultato non riesca ad emanciparsi in modo convincente da questi modelli.
La prima traccia è “If you don’t care”, un elogio alla solitudine ed al dolore. La lontananza dalle persone e gli oceani desolati che si moltiplicano nella testa producono la coscienza del sentirsi liberi ed amati dal mondo. Necessariamente da apprezzare questo male al petto che ci porta a tale comprensione. Forse la voce di Daniele Fiacco così impregnata di distaccato tormento vuole incoraggiare e confortare chi prova questa percorso o forse vuole avvisare che la strada è difficile. Le chitarre di Gabriel Berretta e di Davide Di Nunno sottolineano le parole riempiendole di suoni, ma opponendo momenti di pausa riempiti solo dalla calibrata sezione ritmica.
“The empire of the rain” ha per protagonista le percezioni di una testa che si confronta con l’esterno. Dolore e fredde lacrime sono le certezze nate dal palpitare della mente. Chitarre dolci e consolatorie, ritmo che non ti lascia solo.
“Last train” è la più rock delle tracce. Un po’ di energia per festeggiare coloro che non sono destinati alla vera morte ovvero il rimanere tra le cose così distanti e così fredde di questa terra.
“My past is bleeding from my eyes” è la penultima traccia (nel booklet del cd l’ultimo ed il penultimo titolo sono invertiti). Altra canzone per denunciare il dolore prodotto dallo stare al mondo coi sintomi che può provocare: passato che sanguina dagli occhi, ossa piegate dai venti. Forte la presenza dei Placebo.
“To a desert house” conclude lo sconsolante quadro della vita in questo pianeta con uno scorcio del quotidiano: la persona, o meglio la mente della persona, fluttua e sanguina nella sua camera e dal letto profetizza attraverso canzoni che saranno in seguito pronunciare da altre bocche.
Ammetto la coerenza del pensiero e la apprezzo. Mi rendo conto di quanto le parole e la musica siano in quest’opera strettamente connesse. Il demo in sé è molto curato. E mai come dopo questo ascolto godo dell’essere impastata nelle cose di questa vita!
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La recensione :Extract 1 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-05-28 00:00:00
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