No Face [Calabria] …Solo un gioco… 2004 - Rock

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“Tante volte la Musica è stata l'unica oasi di vita fra gli orizzonti di sabbia, l'unico letto di riposo nel quale scaldarsi, l'unica lacrima calda da asciugare sulle gote rugate da riso o tristezze…” Iniziano così le note di accompagnamento al cd dei calabresi No face, da Scandale, provincia di Crotone. Decisamente retoriche? Esatto. Ma perfetta fotografia del lavoro dei No face. Un cd fuori tempo massimo, in ritardo di almeno 25 anni. Il bello è che è prodotto da ragazzi dell’età media di 21 anni. L’iniziale “Senza Voci (intro)” inquadra già le coordinate temporali del gruppo, essendo un pop-prog melodico anni 70. Ma la seguente “Respiro”, che di prog non ha più niente, fa capire che ci si trova semplicemente nell’ambito del pop melodico anni 70. “Il vecchio” è un brano che potrebbe risultare da un duetto mai pubblicato tra Branduardi e I Nomadi: ritratto di maniera, basato su luoghi comuni da pascolismo deteriore (c’è qualcosa anche del peggior Baglioni qui). Potrebbe stare a fianco del nuovo disco di Pupo, se non fosse che il cantautore toscano è più trasgressivo. Il peggio arriva con “Ora sei nudo”, uno pseudo country “de noantri”, che si colloca tra una canzone scartata di Stefano Rosso e l’Orchestra Spettacolo Casadei. È la canzone ironica del disco, con quella bonaria simpatia da paese e parrocchia, che non va oltre la critica sorridente. “Battito” è la canzone arrabbiata, sempre con garbo però. “Due storie (ed una non d’amore)” esibisce l’influenza dei Dire Straits. che noia. Qualcosa di più mostra la finale “Il sole dentro”, che mostra tratti del primo Fossati, anche se a fare certi paragoni si rischia di rimanere fulminati dagli dei irati.

Sono passati trent’anni e qualche chitarrina distorta in più si è aggiunta, ma i fratelli spirituali dei No face sono da ricercare negli Homo Sapiens, nei Santo California, nel Giardino dei semplici e nei Cugini di campagna. Una veloce ricerca su internet potrà allietare la giornata di qualcuno. Era questa paccottiglia scipita che una volta veniva definita “rock italiano”, un vero e proprio genere con tanta melodia lagnosa e niente rock. Negli anni 80 in ambito alternative dire a un gruppo che faceva “rock italiano” era il peggior insulto. Sarà per questo che i No face hanno spedito il loro cd a Rockit: un equivoco. Pur augurandogli il miglior futuro possibile, non si riesce al momento a intravedere altro palco che quello della festa degli anziani di paese.

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La recensione …Solo un gioco… di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-06-13 00:00:00

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