I FRATELLI LA STRADA POP* (*Octopus vulgaris) 2015 - Sperimentale, Pop

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Pop* (*Octopus Vulgaris) è un lavoro eterogeneo in tutti i suoi aspetti. Mira a sorprendere e si sente, ma alla fine la direzione resta poco definita.

L’eterogeneità è la chiave di lettura di "Pop* (*Octopus Vulgaris)", primo disco de I Fratelli La Strada. È eterogeneo nei suoni, negli stili, nelle melodie e nelle lingue dei testi (spagnolo, francese, italiano, greco). Ed è questo l’obiettivo dichiarato de I Fratelli La Strada: sorprendere e stupire, lasciando che l’ascoltatore si muova su percorsi diversi senza limiti o costrizioni, come se facesse un viaggio che lo porta a spostarsi tra Spagna, Francia, Italia e Balcani.

Dopo un’introduzione di appena 8 secondi (“The Magical Quest”), il disco parte con il primo brano, “Hoy”, che per lo stile sembra un brano di Manu Chao, tra reggae e patchanka, con affiancati suoni di archi orchestrali, e lo stesso fa “Corazon en un cajon” (tra le due migliori, insieme alle tracce strumentali “Suddenly the wind comes again” e “Encore une valse”, a mio avviso, perché è lì che le capacità musicali de I Fratelli La Strada sono più evidenti). “Mr. Desappointment”, terzo brano, passa dallo spagnolo al francese delle voci di Anna Garcia I Alba e Antonino D’Antoni.
Più elettronica e divertente è invece “Faccio finta”; così come la successiva “La regina della notte”, che torna al francese e crea atmosfere da spettacoli teatrali. A parte l’eterogeneità, infatti, un’altra delle chiavi di questo primo lavoro de I Fratelli La Strada è la teatralità, le atmosfere da circo, i ritmi veloci e cadenzati, il divertimento, l’allegria, le atmosfere balcaniche, orientali, pop e folk, messe tutte insieme. Senza dimenticare il valzer di “Valz con la maschera antigaz”, particolare nel titolo e nelle melodie che al valzer e al violino affianca vaghi colpi di elettronica.

Le atmosfere, insomma, sono sognanti e variabili in tutto il disco, e questo è un pregio e un difetto, perché la direzione musicale e gli obiettivi restano ancora poco definiti, non si può pensare solo di sorprendere con stili e generi diversi. Come inizio, comunque, non è male, anzi alla fine risulta allegro, originale e divertente, ma adesso serve fare scelte più precise e trovare la propria “strada”.

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La recensione POP* (*Octopus vulgaris) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-02-22 09:55:00

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