Two Hicks One Cityman Tinder Tapes 2015 - Soul, Rock, Psichedelia

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Molte influenze dal rock al britpop, ma nessuna melodia veramente efficace

I Two Hicks One Cityman vengono da Mantova, la città sorta dalle acque, come una conchiglia di cose preziose. Infilarsi le cuffie nei padiglioni, facendo andare il loro primo ep, "Tinder Tapes", significa lasciarsi ammantare da un rock dalla ritmica nevrotica, figlia di quelle batterie che vogliono insinuarsi all’interno di spazi piccoli, cercando, invano, di dilatarli. Ad abitare questi interstizi ci sono chitarre pulviscolari e bassi melodici. I Two Hicks One Cityman (dalle ceneri dei Quarter Past One) fanno respirare, da S. Andrea a Castello San Giorgio, un'aria che odora di Stati Uniti (Foo Fighters in "Two Hicks One Cityman", ad esempio), ma anche venti tipici del nord Europa. Oltre ai The Killers (fortemente rintracciabili nella già citata title track), "The One" rispolvera i Radiohead di "The Bends" e, in qua e là per tutto il lavoro, risuonano in lontananza i fasti dei fratelli Gallagher.
In questo quarto d’ora di musica, le influenze sono così varie che l’ep titilla non poco la curiosità di cui si è pregni, quando si attende impazienti l'uscita di un full-lenght. Addirittura "Me The Devil" strizza l’occhio a Stevie Ray Vaughan e (con le dovute proporzioni) a John Mayer, soprattutto quello che suonava accanto a Steve Jordan e Pino Palladino. Il reggae finale di "Dub-ious Fire", imbellettato e vestito col giacchetto di pelle di Alex Turner, tronca un discorso di cui si vorrebbe conoscere il seguito, ma che, per adesso, ha il difetto di non lasciare nessuna melodia incollata all’epidermide di chi ascolta. 

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La recensione Tinder Tapes di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-02-05 00:00:00

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