Mamasuya & Johannes Faber Mexican Standoff 2016 - Rock'n'roll, Jazz, Funk

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Oltre un'ora di montagne russe in musica, con efficaci soluzioni sperimentali

Se vi piacciono le sorprese o per meglio dire il brivido del “tutto può succedere”, il secondo disco dei MamaSuya è quello che fa per voi. Non a caso s’intitola “Mexican Standoff”, ossia quel momento di sospensione, che sembra durare un’eternità, in cui due gruppi avversarsi si guardano negli occhi tenendosi puntate le pistole contro. Basta un niente e può succedere l’irreparabile, come nei migliori film western. È proprio questo lo stato d’animo che suscitano le dieci tracce, quasi tutte strumentali, in bilico tra rock, jazz, blues e funk, con striature psichedeliche sparse qua e là.
Nel secondo disco della band alessandrina, ci si ritrova catapultati in alcuni momenti di calma apparente, meglio definibili di riflessione, e in altri in cui le chitarre elettriche distorte scoppiano in riff vorticosi con il potentecontributo della tromba e delle tastiere di Faber, musicista con alle spalle illustri collaborazioni.
Oltre un’ora di montagne russe di musica, con efficaci soluzioni sperimentali, cui ci introduce “The Driver” tra whawha, fiati incalzanti e piano elettrico, per poi entrare in un mood nostalgico e scuro con “Brain Rain”, dal retrogusto jazz, attraversare ritmiche funky con la sorridente “Pussy Trap” e passare per la lunga titletrack in cui a sostenuti assoli di chitarra elettrica fa da contrappunto la tromba, ora languida, ora squillane. Ma a guidarci verso l’apice sono il brano “El pueblo” il cui sfondo naturale è un villaggio polveroso e dalle pistole facili, con tanto di saloon in odore di tequila e donne dalle scollature generose, e il successivo “Ley de fuga" dove un morbido intro blues va scivolando verso un hard-rock con accenti psichedelici. Chiude in bellezza “The Pond / Ducks” che parte lisergica con la tastiera, si scatena in un rock dal sapore hendrixiano infarcito di elettronica e termina con un ritmo decisamente funky. Un caleidoscopio di musica ben suonata, le dieci tracce di “Mexican Standoff”, che spazia in maniera organica e senza alcun cedimento tra più generi e influenze – da Miles Davis, a Morricone passando per Jimmy Hendrix – e lascia addosso una piacevole energia, soprattutto, il dubbio non ancora risolto di chi sparerà per primo.

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La recensione Mexican Standoff di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-03-29 00:00:00

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