Lazybones Flame Kids L.F.K 2016 - Strumentale, Sperimentale, Post-Rock

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Musica per spazi aperti e per menti fantasiose

Lasciate stare l'hype sulle riviste patinate, i meme che imperversano sui gruppi "Fan di..." oppure i vostri jeans strappati ad arte (non troppo skinny però, che adesso la moda lo vieta in maniera assoluta). Fate un bel respiro, bevete un bicchiere d'acqua e menta e immergetevi in "L.F.K.", l'album d'esordio dei Lazybones Flame Kids. Come fare per raccontare a dovere un disco che si assapora lentamente, centellinando canzone dopo canzone, senza la frenesia di arrivare, per forza di cose all'ultima, ma lasciandosi cullare dalle atmosfere post-rock dei romani. "And the I Screwed Everything up", la prima traccia, oltre ad avere uno dei titoli più splendidamente dissonanti che si sia incontrati da un po' di tempo a questa parte, è una canzone potente e sognante, piena di riverberi, di chitarre arpeggiate e di batterie che riempiono l'aria di una, ne siamo sicuri, distesa assolata. Fa venire in mente una passeggiata in compagnia degli American Football al completo.

Nessuno dei sette pezzi che compongono "L.F.K." ha bisogno di una sola parola, perché basta (e avanza, vien da dire) la musica, così pregnante, così autentica, così onesta in un suono che si presenta puro e cristallino, come una sorgente gelata dietro ad un tornante in alta montagna. Registrato presso il Natural Head Quarter Studio di Manuele Fusaroli ("vecchia volpe" della musica indipendente italiana), "L.F.K." è stato suonato usando strumenti vintage, che donano una pacca di malinconico già vissuto ad ogni traccia. Ed ecco che, passando per episodi veramente molto gradevoli, come "A Ride in an Amusement Park" (un hommage a Bill Hicks) ci si accorge di come il gruppo romano sappia intessere una storia sonica veramente ben fatta. Ed ecco allora che, la nostra ideale passeggiata, non ha più neppure bisogno di sodali compagni di viaggio (a meno che non siano, ovviamente, i Mogwai che, di tanto in tanto, si appalesano tra le sterpaglie): siamo soli, proprio come Rousseau nelle sue "Le fantasticherie del passeggiatore solitario".

E tra un eco di shoegaze e qualche punta di tenerezze dolceamare ci sovviene un pensiero un po' triste e un po' bello, comunque utile, mentre si ascolta "Gnothi Seautòn" (eccellente anche il remix firmato WΔΔARP ): "Son dunque solo sulla terra, senza fratelli, né parenti, né amici, né altra compagnia che me stesso. L’uomo più socievole e il più disposto ad amare i suoi simili è stato proscritto per unanime consenso". Dall'altare della rivoluzione alla polvere della solitudine, eppure si crea, si pensa e si fantastica ancora. Proprio come una giovane ragazza o un giovane ragazzo che ascolta i Lazybones Flame Kids.

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La recensione L.F.K di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-03-03 09:00:00

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