Dinelli Liberi per sempre 2016 - Rock, Folk, Acustico

Liberi per sempre precedente precedente

In questo folk-rock dalle melodie immediate si cela un'urgenza e una sincerità di comunicazione, che trovarla altrove, sovente, è una mezza impresa

"Liberi per sempre" è un disco per anime impervie, un nepente per chi piano e dolorosamente smussa la roccia della propria personalità, sentendosi corroso dai fallimenti, dai dubbi e da tutto ciò per cui nessuno è mai riuscito a redigere un manuale di istruzione.

Dove l'acustica domina e spesso apre, lì si innerva "Liberi per sempre", così pregno di suoni a sei corde e di parole ricercate, ragionate e giuste, giacché mai orpellate o sintomo di mero manierismo.

Nessuno potrà dire che si tratti di un asfittico inizio quello che prende forma con la prima "Liberi per sempre", apripista del secondo brano in scaletta, che, se fosse un luogo fisico, sarebbe il punto in cui la voce di Paolo Saporiti incontra la chitarra di Carmelo Pipitone dei Marta Sui Tubi ("La notte").

C'è malinconia e fallimento nei discorsi di Lorenzo Dinelli, ma la mancanza di luce è sempre ombra e mai buio pesto. Sussiste costantemente, infatti, un fragile e vivido raggio di sole a tirare con la forza di un traino l'esistenza di chi fatica ad andare avanti. "Arrendersi mai", uno degli episodi più minimalisti dell'album, insieme alla title-track, è il brano maggiormente riuscito nella sua semplicità.

Non c'è niente di sperimentale e di innovativo in questo album registrato nella campagna tra Cascina e La Gronchia, in inverno, dove i rumori lontanissimi delle navi di Livorno, almeno nell'immaginazione, si mischiano ai suoni della natura toscana. Però in questo folk-rock dalle melodie immediate si cela un'urgenza e una sincerità di comunicazione, che trovarla altrove, sovente, è una mezza impresa.

Avanza la conclusiva "Livello Superiore", con passo lento, imbolsita dalle menzogne e dagli inganni dei nostri tempi. Creando un tessuto ambient, Dinelli gioca con bassi e inserti elettronici, quasi a voler riprodurre un'atmosfera à la Stateless, dove l'asettica e artificiale struttura degli arrangiamenti e le parole del cantautore (che nel modo di uscire possono ricordare, in più di un'occasione, Mario Venuti) toscano formano un binomio suggestivo e spettrale, come, d'altronde, potrebbe apparire una cittadina inglese, inghiottita dalla neve e sotto un cielo perso ("La neve di Loughborough").

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La recensione Liberi per sempre di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-04-21 08:00:00

COMMENTI (1)

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  • nabis.studio 8 anni fa Rispondi

    Ottima produzione, belle come sempre le liriche e le melodie!!!