Vittorio Cosma
La facoltà dello stupore 2016 - Sperimentale

La facoltà dello stupore
20/04/2016 - 10:00 Scritto da Manfredi Lamartina

Una musica wonder-oriented che sa essere empatica e consapevole

“Passo dopo passo” ha aperture splendide sostenute da una base ritmica accennata. È un brano di grande atmosfera che ti prende per mano e ti porta a fare visita ai Sigur Rós - altezza “Ágætis Byrjun” - con quel carico sentimenti belli, pieni e importanti da condividere con il mondo. “Prima di nascere” si regge su ampi riverberi e corte note di pianoforte: sulla carta è malinconia al 100%, nei fatti è una gioia compressa eppure compiuta, di quelle che ti fanno stare benissimo con pochissimo. “Psychedelia” è la sorpresa, la festa alla quale non avevi pensato di partecipare e che ti travolge in pieno: ci sono i vocalizzi di Elisa che vanno qui e lì mentre Cosma costruisce attorno un parco giochi di orchestre, synth, ritmi e intermezzi, roba che è a due passi dalle creazioni di Björk. La chiusura di “Universe” è siderale e terrena allo stesso tempo, con un pianoforte che accompagna l’ascoltatore verso un pianeta terra che, tutto sommato, non fa poi così paura.

“La facoltà dello stupore” è un disco significativo per Vittorio Cosma, perché ne sintetizza al meglio l’indole crepuscolare ma tutt’altro che arresa. C’è una ricerca di bellezza che va oltre le nuvole e gli umori neri, oltre i giorni cupi e le sere d’inverno. È una musica pianistica wonder-oriented che sa essere empatica e consapevole, puntando al cuore di chi cerca un suono che possa lenire il dolore. Incidentalmente, “La facoltà dello stupore” è anche un album con una produzione maiuscola e islandese, cosa che non guasta. Bello, davvero.

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