Kardia promosottile/04 2004 - New-Wave, Alternativo

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E’ l’ostacolo maggiore. Per me ovviamente.

Raccontare qualcosa che non è nel mio dna. Non più almeno.

Ma la vita è fatta di sfide e scoperte e poi, in fondo, nei primi anni ottanta masticavo “certa” musica ed ero sicuramente più incazzato.

Ecco. Rabbia. Energia. Quelle che di solito si fa fatica ad imbrigliare in un disco.

Eppure…
Eppure ci sono. Affiorano. Anzi, emergono d’improvviso, come un tuffo al contrario dalla quiete del mare.

Lo sto consumando promosottile dei Kardia.

C’è qualcosa che mi spinge ad ascoltarlo, poi lasciarlo lì per qualche ora, magari sbirciando con la coda dell’occhio la bella grafica di copertina, per poi rimetterlo su.

Più lo ascolto e più vengono a galla frammenti di suoni che sono lì ma... cavolo, devo togliere un po’ di polvere dagli scaffali della mente (e non solo) per ritrovare parole, titoli, accordi. I Kardia (Alessandro batteria, Pietro chitarre, Daniele tastiere e synth, Paolo voce e basso), nati ad inizio 2001 dalle ceneri degli Astrolabe, con questo promosottile/04 sono alla seconda prova autoprodotta, dopo “Frammenti di violenza controllata” del 2002.

Sono curioso, e scarico dal loro sito alcuni brani del lavoro precedente.

La prima impressione è che in promosottile/04 ci sia una voce quasi più intima, meno impetuosa anche se egualmente rabbiosa… forse finalmente consapevole.

Bella immagine di apertura, “Raccolgo i miei frammenti lungo gli anni”. Adrenalina in crescendo, anche se mi lasciano perplesso alcuni intrecci vocali nel finale di questa “Sanguina”.

Sento un pizzico di spontaneità in meno rispetto agli ascolti “rubati” del primo demo, una maggiore attenzione allo “stile”. E sicuramente un uso più “definito”, più presente di tastiere e synths, che ricorda il percorso di Joy Division tra il 77 e l’80. (fin troppo semplice pensare a “Love will tear us apart”).

Joy Division che, leggo nelle note, hanno influenzato la loro produzione come Bauhaus, The Cure e “primi” Litfiba. Sono abbastanza “primi” quelli di “17 Re”? Per associazione scelgo “Re del silenzio”. Ma ci sento anche altro. Qualche labile reminescenza che forse non è presente in modo “consapevole” nella loro musica ma fa probabilmente parte di quelle cose che semplicemente sono lì, in qualche angolo della tua anima quando componi. Così, ascoltando e riascoltando “Sottile” (il brano migliore dei quattro, anche se, lo ammetto, lo spostamento di alcuni accenti nella pronuncia mi urta non poco), alla fine prende forma nella memoria l’energia di “The Voice” degli Ultravox (che torna anche negli impasti vocali del brano finale) ed anche (perdonatemi) “The other way of stopping”, lo strumentale che chiudeva “Zenyatta Mondata” dei Police. La sostanza c’è. Come ci sono lo “storto” riff di elettrica ed il synth che giocano come due bambini in un cortile.

Buona anche la cupa “Ins[o]mnia”, anche se non brilla come la conclusiva “Occidente”, ottima descrizione di un mondo che piace sempre meno. Anche qui ritornano gli accenti spostati (uff…), ma il testo è bello e non banale pur raccontando cose già dette, già lette, già scritte… già…
Quattro canzoni forse sono poche per giudicare. E “giudicare” è una brutta parola!

Sicuramente i Kardia hanno stuzzicato la mia curiosità. Sicuramente se capita l’occasione andrò a sentirli “live”. Perché credo sia una dimensione a loro congeniale.

E forse sono pronti per fare qualcosa in più di un demo autoprodotto. Magari guidati da una mano esperta che possa aiutarli a limare certe ingenuità che affiorano da questo secondo lavoro.

In ogni caso, per non essere parte del mio dna, si sono insinuati a dovere.

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La recensione promosottile/04 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-09-27 00:00:00

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