Con tutto l’inchiostro speso per dare consigli su come fare e presentare un demo, c’è ancora qualcuno che si dimentica di accludere anche le minime informazioni sul suo lavoro. Penso che questo Osnofla abbia battuto tutti i record. All’interno del cd vengono indicati solo il suo pseudonimo e il titolo del disco. Nient’altro. Nessun titolo di canzone, nessun indirizzo, nessun contatto, addirittura nessuna e-mail. Se ad esempio un produttore discografico, folgorato dalla sua proposta, decidesse di investire un milione di euro su di lui, non avrei modo alcuno di contattarlo. Persino una ricerca su internet non dà risultati. In casi del genere bisognerebbe cestinare il disco senza neanche ascoltarlo. Poi però succede che un ascolto lo dai sempre, nella speranza recondita che caratterizza ogni appassionato di incappare in un capolavoro sconosciuto. Se alla fine ho deciso di recensire questo disco è appunto perché ho avuto la netta impressione di avere a che fare con un buon talento.
Va da sé che ho pochi elementi di cui parlare. Posso ipotizzare che si chiami Alfonso (anagramma di Osnofla) e che faccia tutto da solo, per il resto parla la musica. E la musica parla di cantautorato a bassa fedeltà, di melodie oblique, di sonorità circensi, di psichedelia dimessa. I singoli brani, molto brevi, una ventina in tutto, si alternano tra episodi cantati e strumentali. Per descrivere lo stile mi verrebbe da pensare ad un incrocio inedito tra la l’esibita desolazione di Smog, il cabaret fumoso di Tom Waits e la visionarietà deviata di Syd Barrett. Sono paragoni importanti, e probabilmente esagerati, ma che rendono bene l’idea e che aprono scenari molto ambiziosi. Il consiglio sarebbe quello di dargli un ascolto. Il problema è come fare a trovare questo cd.
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La recensione Al fondo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-10-04 00:00:00
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