Un disco che richiama le sonorità più classiche senza però aggiungere niente di davvero nuovo o originale.
Nella terza parte della sua monumentale opera, le Vite, Vasari inizia a parlare della "Maniera moderna" o "gran maniera" dei suoi tempi, indicando in artisti come Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello i fautori di un culmine della progressione artistica, iniziata come una parabola ascendente alla fine del Duecento, con Cimabue e Giotto. Per lo storico aretino, infatti, gran merito degli autori citati è il raggiungimento di un livello così alto dal punto di vista formale da superare persino la natura. Raccomandazione di Vasari era dunque rifarsi a questi autori per acquisire la "buona maniera".
Se per il Vasari questo termine aveva però un'accezione positiva, è dal XVII secolo che questo termine prende la connotazione negativa che conosciamo oggi: gli artisti, prendendo a riferimento i grandi maestri, persero di vista la natura. Questo appiattimento portò ovviamente a una banalizzazione dei temi e delle rappresentazione proposte. Non che i quadri non fossero belli, semplicemente non dicevano niente di già nuovo o già visto.
Forse questa è la similitudine più utile per descrivere questo primo disco di Coccione: non mancano sicuramente le capacità, ma questo rifarsi al suono più classico, al citarne gli autori, senza proporre qualcosa che sia davvero nuovo, inedito. Dalle citazione a "Da Rockwilder" di Method Man & Redman, passando per una metrica e una delivery che spesso ricordano J Ax ai tempi dei primi Articolo 31.
Non mancano tracce capaci d'intrattenere come "Paparino", "BBQ" o "Abecedario" ma sanno veramente di già visto e già sentito, dai campionamenti all'idea di seguire in rima l'alfabeto. Nonostante questo, comunque, l'album si presta ad un rapido ascolto.
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La recensione La Cantiano Bastard Sound presenta: Coccione di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-09-30 00:00:00
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