Esistono percorsi creativi che talvolta si trasformano in pura disciplina e per quanti tentativi si facciano, resta sempre l'impressione di trovarsi di fronte alla ripetizione di uno schema.
A due anni di distanza dalla prima produzione, i Nonalogica tornano a proporre la loro visione musicale, ma il risultato, per quanto ampliatosi in dettagli e voluminosità, resta impigliato in una matrice troppo antiquata e ripetitiva. Pur senza strabiliare, le prospettive iniziali di questa band sembravano buone, ma il tempo trascorso ha solo privato di spontaneità un progetto ora più ampio per il lavoro contenuto, ma indubbiamente mediocre per valore artistico.
Problema di fondo è la mancanza di carattere nella scelta del posto da occupare, perchè il disco resta a ciondolare su un un rock fuori tempo massimo, incapace di prendere una posizione. Avanti e dietro ad esplorare suoni non sufficientemente vecchi per essere ripescati e mai abbastanza attuali per essere credibili. Così i Nonalogica si rifugiano di continuo all'ombra di Afterhours, Timoria e Marlene Kuntz. Sempre incerti tra chi scegliere. Forse per questo suona tutto così distante e inattuale. Un album di canzoni immobili e noiose, mai capaci di alzare la voce. Un vero peccato, considerando che il materiale a disposizione lascia trapelare alcuni spunti di prim'ordine, sia nelle costruzioni melodiche che in certe intuizioni liriche, ma l'ispirazione è soffocata da un'impostazione vecchia e da un'interpretazione vocale stucchevole. A nulla servono gli arrangiamenti scintillanti e le molte variazioni strutturali. Tutto resta fermo. Prevedibile. Lontano da una dimensione contemporanea. Difficile ascoltarlo tutto senza prendere una pausa, nonostante l'attenta e meticolosa alternanza tra dilatazioni lisergiche e intrecci acustici, cavalcate hard rock e tentativi cantautorali. I minuti scorrono e nulla resta di queste canzoni. Solo piccole tracce di una musica troppo debole e già sentita per non essere confusa con l'eco di qualcos'altro.
Certamente è apprezzabile la cornice progettuale costruita attorno all'intero lavoro, con una produzione prestigiosa, un'impostazione grafica splendida e una serie di iniziative comunicative che accompagneranno la promozione. Resta però un disco forse non brutto, ma assai lontano dall'essere bello.
---
La recensione Impronte analogiche di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-10-22 00:00:00
COMMENTI