sixthminor Amygdalae 2016 - Noise, Industrial, Post-Rock

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"Amygdalae": un lavoro di ricerca che, attraverso sonorità sintetiche, riesce a far emergere una memoria atavica

"Amygdalae", ultimo lavoro dei Sixth Minor, è un disco difficile da incasellare in un definito genere musicale per la mescolanza di sonorità, più facile è rompere gli schemi fissi e rappresentarlo come un viaggio drammatico a bordo di un velocissimo neurotrasmettitore, spinti da un'archetipale paura, alla ricerca dell'inconscio più oscuro. L'album si può definire concettuale: le tracce proposte seguono un filo logico e una ben precisa tematica.

"Pineal", brano d'apertura, sembra avere nell'ascoltatore una funzione di abbandono, di connessione con una differente realtà, di induzione allo stato di irreale sonno/veglia che è il punto di partenza per entrare dentro a quell'entità cosmica definita in anatomia sistema nervoso centrale. Ci dirigiamo verso "Thalamus", regolatore della componente motoria, e sospinti da una cassa dritta, rotta da angosciosi interventi di sintetizzatori taglienti, si percepisce una doppia sensazione, prima, di movimento liberatorio, in seguito, di irrigidimento muscolare. "Amygdalae", che dà il titolo al disco, parte del cervello che gestisce le emozioni, in particolar modo la paura, è la traccia più cupa e ricca di atmosfere ansiogene; l'introspettivo viaggio per l'ascoltatore diviene sempre più spaventoso. In "Hypoglossal", nervo motore della lingua, chitarre e sintetizzatori sembrano urlare a squarciagola una condizione di profondo terrore, quella che appartiene all'astronauta che sta per essere risucchiato da un gigantesco buco nero. "Medulla", brano caratterizzato da una moltitudine di variazioni stilistiche, è ben rappresentativo di quella che è l'infinita variabilità delle percezioni gustative, tattili e uditive. "Chiasma I" e "Chiasma II" hanno la facoltà, attraverso ritmiche ipnotiche, di creare una sorta di distorsione del campo visivo. "Fornix", dalle atmosfere ancestrali, è il punto di scoperta, di rivelazione dell' angoscia totale di fronte alla immensità dell'universo inconscio. Questa sorta di rituale elettro-sciamanico si chiude con "Pyramid", dove la sensazione di torpore e estraneazione vengono interrotte da un incalzante risveglio del tono muscolare in un finale esplosivo.

L'album è decisamente interessante non soltanto per l'ammirevole sperimentazione sonora, ma, soprattutto, per la ricerca introspettiva, che solitamente viene trattata con toni molto meno duri e oscuri. La fà da padrone il senso di paura, non tanto per ciò che circonda l'uomo, ma per ciò che gli appartiene nel profondo: l'inconscio. I Sixth Minor si sono distinti per essere riusciti a creare brani che riescono a rapire l'ascoltatore dal punto di vista celebrale, in una sorta di musica rituale. "Amygdalae", che in anatomia è il nucleo centrale del sistema limbico, all'ascolto, ha il potere di creare una connessione tra le sinapsi neuronali che fanno emergere una sconosciuta memoria atavica.

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La recensione Amygdalae di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-10-27 00:00:00

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