Paolo Cattaneo Una piccola tregua 2016 - Cantautoriale, Pop, Elettronica

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La lacerazione interiore di un'esistenza in bilico tra l'essere se stessi e il mostrarsi sereni. Un ottimo nuovo lavoro da Paolo Cattaneo

È strano accorgersi di quanto riusciamo ad assorbire di buono o meno, durante le nostre giornate, nel lungo periodo è più facile fare bilanci e guardarsi da distante, se potessimo analizzare ogni minuto singolarmente, amplieremmo la percezione di ciò che facciamo o subiamo e diventeremmo invincibili. Gli sconvolgimenti sono porzionabili in piccole sensazioni, riassemblabili con razionali modifiche e utili a costruire le nicchie asettiche dove sentirsi sereni e svuotare le tasche dai casini.

"Una piccola tregua" è il nuovo album di Paolo Cattaneo, un posto musicale in cui spoglirsi dal troppo e cullarsi nella leggerezza aspettando il prossimo schiaffo. Un percorso di 12 canzoni lento e intensissimo, dove i secondi hanno il peso degli anni, tutti i silenzi o i sussurri valgono come fragorose esplosioni. Con una cura minuziosa della parte strumentale, fatta da tappeti di synth morbidi ed eterei, qualche beat a spezzare un arrangiamento piuttosto eterogeneo che riporta alla mente gli Amor Fou o i più leggeri Depeche Mode, Paolo Cattaneo eleva i propri testi con un cantato soffice, mai spinto al massimo, toni lievi e abbondanza di sfumature rendono il quadro molto più chiaro se visto da distante, la potenza delle liriche arriva nitida non subito, c'è bisogno di qualche ascolto per coglierla in toto. Ogni brano di questo disco è fatto per chi sa ascoltare ad occhi chiusi, nei testi c'è molto da scoprire, come in "Se io fossi un uomo", astrazione di se stessi in cui Cattaneo canta:"Non vedo l'ora di idealizzarti ancora/di dirti guardo il mondo con occhi nuovi ancora", o in "Sottile universo" dove il corpo di una donna ed il senso di attrazione fisica e mentale verso di esso tendono ad infinito.

Le strutture musicali di "Una piccola tregua" sono congeniate in maniera egregia, la ricerca del suono è fondante nelle composizioni, tra arrangiamenti di archi e processioni di sintetizzatori le ritmiche si frantumano incostanti, rendendo unica la cifra sonora di questo disco. Come solo Paolo Benvegnù o Tiromancino, Paolo Cattaneo riesce a sprigionare una grande forza magnetica dalle proprie parole, evitando di urlare, come in "Bandiera" (forse il più bel brano dell'album per sonorità ed arrangiamento), dove il cantautore milanese giocando in falsetto espone la lacerazione interiore di un'esistenza in bilico tra l'essere se stessi e il mostrarsi sereni. Colpisce allo stomaco con le carezze.

Tutti desideriamo ora come non mai "Una piccola tregua", un luogo libero da sovrastrutture di ogni sorta, in cui appianare i grovigli di giornate nate male e finite ancora peggio, questo disco distende e non poco. Stende per potenza delle immagini e distende per la pacatezza col quale le disegna. Un mondo onirico che prende spunto dalla realtà per addolcire i pensieri e risvegliare meno pesanti le teste, mirando a quel punto nero della giornata che basterebbe schiacciare tra le unghie per ritornare invincibili.

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La recensione Una piccola tregua di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-12-19 10:00:00

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