Vengono da quella inesauribile fucina di talenti che è la Toscana, i Soloincasa, e con un disco dall’aspetto davvero poco convenzionale (contenuto in una stoffa marrone rilegata con delle spilette) sono a presentarci il loro rock: evocativo e striato da intense sfumature cantautorali.
Composto da tre brani dall’estetica penetrante e raffinata, il demo si dipana tra graffianti digressioni ritmiche e soffuse linee melodiche, in un affascinante intreccio, zampillante profondo romanticismo. Venti minuti di musica istintiva e passionale, corroborata da penetranti inserti di violino (davvero splendide le striature nell’overtoure strumentale del brano “Deja-vu”), dalle ammalianti note di un piano trasognato e da testi infarciti da un intenso e toccante lirismo (“Guardare le poltrone vuoto di un vecchio cinema e lì capire che le cose cambiamo…. La stanza è vuota, soltanto una vecchia pellicola”)
Un lavoro certamente di buona fattura, quindi, ma parzialmente frustrato da piccole ingenuità, leggasi alcune parti vocali troppo vicine allo stile di Joe (dei La Crus) e Giulio Casale (degli Estra) e certi “stacchi” un po’ approssimativi (in particolare il passaggio dallo strumentale al cantato in “Deja-vu”) che lo designano come disco di transizione, anche se, certamente, ottimo prospetto per il futuro.
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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-01-20 00:00:00
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