WOPS Il Giorno Onirico 2017 - Rock, Indie, Alternativo

Il Giorno Onirico precedente precedente

Un disco fatto da una band che sta insieme da 10 anni ma coltiva la sua musica con l'umiltà dell'esordiente

«Troppe cose erano contro di noi, vedi. O bisognava rinunciare a cinque anni di felicità o accettare i rischi.
Io ho rischiato. E ora pago cara tutta la felicità che ho avuto.»

(Anna Magnani in Wops, "L'arte del sonno" )

Hanno rischiato, gli Wops. E dopo 10 anni di silenzio, escono con il loro primo album registrato in studio. Ne "Il giorno Onirico" c'è il coraggio di chi ha voglia di mordere quella felicità, pazientemente coltivata in una decade di live e sudore.
Questo è infatti uno di quegli esordi che, scritto con l'umiltà di chi sa quanto sia utile sentirsi sempre agli inizi, non può certo passare inosservato. Accarezzando le onde di una dimensione sonora fatta di ricordi ed evocazioni, si presenta, nei testi, nelle armonie e nelle timbriche come un Caronte, traghettatore nelle brusche mareggiate psichedeliche, dalla smorfia cruda di un rock cupo ma dal remo dolce del folk più rassicurante.

“Ora mi alzo” è il titolo della prima e della penultima traccia (Parte 1 e 2): baluardi dell'intero lavoro, trasportano l’ascoltatore grazie al rumorismo dei synth e degli echi vocali, accogliendolo e salutandolo dal mondo dei sogni. “L'oro in bocca”, al numero due dell'indice, scaglia l'orecchio in un territorio confuso, fatto di luci e ombre, in cui ogni nota precipita nel turbinio, come un Alice nella tana del Bianconiglio.

“Funesto” e “Lady 88” sono esempi brillanti di una ricetta che sforna due tracce cariche di bassi e di distorsioni di chitarra, capaci tanto di disorientare quanto, allo stesso tempo, di travolgere in un impeto seducente. A spezzare le due ballad del disco, “A me mi” e “Lei mi dice”, vi è la spensierata “La ballata delle mine”. Dal quinto al settimo brano, infatti, i toni dell'album si ammorbidiscono; prende piede una pennata più folk e sembra addirittura possibile riposarsi, lasciandosi cullare tra le fluenti onde di melodie più rilassate, come in un sonno profondo.

Sebbene “L'oro in bocca” abbia la stoffa del singolo per la sua grinta ritmica “L'arte del sonno” chiude con un omaggio cinematografico che stacca di due lunghezze tutte le precedenti. Siamo nel cuore della notte, ormai svegli, dall'altra parte della cornetta ad ascoltare un'Anna Magnani che non vuole e non ci lascia dormire. A congedo e a corredo de “Il sogno Onirico”, è la vera e propria fine di un viaggio che, come un luogo in cui non si è sicuri di essere stati, ci saluta nell'abbraccio di una contrastante sensazione. Come lo fa il bicchiere d'amaro dopo il caffè, o la malinconia di un bacio in stazione o il silenzio della sigaretta a fine giornata.

«Sì, pronto? La pago cara ma non rimpiango niente, sai? Niente, niente, niente.»

(Anna Magnani in "L'amore")

---
La recensione Il Giorno Onirico di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-02-13 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia