Cibo Capolavoro 2017 - Stoner, Punk, Hardcore

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Lucide follie hard-core, un disco ridicolo e suonato egregiamente che non ha paura di essere difficile.

"Capolavoro", il nuovo disco dei Cibo, è un capolavoro. L'adulazione autoriferita che la band di Torino utilizza per presentarsi non è così campata per aria o necessariamente autoironica, ci sono tutti gli elementi per poter avvicinarsi al capolavoro.

La musica dei Cibo non è facile, la matrice hard-core punk falcia il numero degli ascoltatori in maniera sensibile, un suono così duro e stressante non è per tutti, ma vale la pena superare le diffidenze e concentrarsi anche sui testi, perché è lì che sta la vera meraviglia. Le canzoni sono storie raccontate con il linguaggio da bar, come se se ne parlasse tra amici, con i torpiloqui e i commenti spontanei, con i sottotesti come se fuoriuscissero senza filtro né censura. Tutto immerso nella melma putrida delle atmosfere distorte e cupe del rock più duro, tra urla sataniche e voci dall'oltretomba.

Ironia sì, in ogni brano la cifra ironica è fondamentale, ma anche la tecnica strumentistica e la padronanza di un genere difficile da suonare e rendere ascoltabile: i Cibo suonano da 10 e lode, gli arrangiamenti e la produzione poi fanno il resto.

La raffica di pugni e buffetti inizia con "Il nostro gruppo si è sciolto", velocissimo pezzo punk sulle rutilanti vicende dei membri della tipica band con le beghe interne, poi arrivano "Vikingus" e "Gadro", e il surrealismo impera: la prima parla dell'impossibilità stereotipata dei machi vichinghi di amarsi tra uomini, la seconda (giocando a nascondino col termine "droga") racconta di come la rockstar possa essere geniale e autodistruttiva allo stesso tempo.
Poi ci sono i brani di puro sfogo che ricreano situazioni di vita vissuta come "4 Amici in piazza", il cui reprise grind-core nella traccia finale è lancinante. Racconta di un uomo nello sfiorire degli anni, con i capelli che cadono e le sicurezze che se ne vanno; "Sono stata lasciata", retorica al femminile sulla fine di un rapporto con la doppia cassa sotto, e "Supermercato", che riassume i deliri della quotidiana bagarre negli acquisti. Tre pezzi-disagio completano la tracklist: "Macchinine (miglioreamicodimerda)", "ICSFCLD" e "Valzer del disagio" potrebbero essere letti uno in fila all'altro come infanzia-maturità-declino dell'individuo nato con i traumi, cresciuto con i traumi, e finito in psicanalisi.

Il "Capolavoro" dei Cibo è un mix tra Skiantos e Linea 77, tra Elio e le Storie Tese e Napalm Death, cioè la lucida demenzialità che incontra la rude potenza del metal. Una scelta artistica complessa e coraggiosa, di sicuro intrapresa con consapevolezza e mestiere, per raggiungere un risultato ottimo, da band oramai decana del genere.

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La recensione Capolavoro di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-04-19 00:00:00

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