Mudimbi Michel 2016 - Rap, Reggae, Pop

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Un vulcanico talento che dimostra di saper fare molto e bene.

In principio l'abbiamo vista un po' ovunque la sua faccia innocente: da Bologna a Padova a Milano, in quasi ogni angolo della città è facile trovare una foto del piccolo Michel su pali, muri, panchine, barriere architettoniche e chi più ne ha più ne metta.

Dopo la viralità, è arrivato il disco: eclettico, sornione, sprezzante. La scrittura di Mudimbi è sfrontata, diretta, caustica e senza fronzoli; non si perde mai in disquisizioni ontologiche-metafisiche ma rimane invece sempre sul pezzo: "Siamo dei droni cloni di automi fatti di suoni vocaboli e rime / fatti per metà di volontà fatti per metà di metanfetamine" (Schifo), ad esempio. "Michel" scrive un distico conciso, fatto di assonanze serrate che tanto deve ai riddim giamaicani e che non la manda certo a dire: il richiamo all'automazione e il ritmo serrato della prima barra chiudono il cerchio e annunciano in qualche modo la botta che le metanfetamine, citate nel secondo verso, causano. La bella voce di Mudimbi, accompagnata a una certa sicurezza sul microfono, ipnotizza e cavalca la battuta dubstep del brano.
Da chi ha deciso di mettere nome, cognome e volto non c'era che da aspettarsi un'onestà disarmante; onestà che però non è mai intimista o cerebrale. Mudimbi, piuttosto, commenta e racconta tutto quello che gli capita sotto gli occhi con una veracità e una pragmaticità esemplari: dallo "schifo" che vede, passando per rapporti umani ("Empatia"), descrizioni di tipiche serate in discoteca ("Tipi da club") e di personaggi più o meno discutibili ("Chi").

Ad accompagnare la penna di Michel, ci pensano dodici tappeti musicali tutti ben calibrati, seppur diversi gli uni dagli altri: si pesca dall'EDM con "Scimmia", dal reggae e dalla dub con "Risatatà" e "Chi", dalla trap con "Tipi da club" e la dubstep da "Schifo". Mudimbi si cala facilmente anche in tappeti più pop come quello di "Amnesia" e in ballad più lente e fumose come "Giostre". Tutto questo è un efficacissimo biglietto da visita del suo multiforme, seppur forse ancora un poco acerbo, talento.
La domanda ora è soltanto una: verso quali sonorità si dirigerà, prossimamente? Saprà confermarsi? Il tempo sarà galantuomo, come sempre.

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La recensione Michel di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-04-18 09:00:00

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