Secondo lavoro discografico per questo gruppo calabrese, e seconda conferma della loro impostazione stilistica. Rispetto al precedente "Importé d'Italie" guadagnano nella distribuzione della Rti, ma anche nello sviluppo di nuove tematiche sonore: ora il quintetto si avvale di una chitarra in più e cerca di varcare i confini della personale rielaborazione di generi (ascoltare "Ieu minda futtu" per capire a cosa mi riferisco) e trovare spunti molto più originali. Vengono così fuori pezzi psichedelici come "Luna china" e "Resta più niente", oppure brani dalle ritmiche incalzanti del tipo "Tre minuti", o ancora storie intitolate "U zingaru e u bucaneri", validissimi affreschi che sintetizzano aspetti della quotidianità relativa ad una realtà, quella calabrese, molto particolare.
"Sulinta" rimane, a tratti, un lavoro spigoloso, pur con una ricerca maggiore nella cura del suono, quasi che l'istintività degli esordi è stata 'canalizzata' per realizzare 8 tracce dalle trame più lineari. Non si legga però questa riflessione come una parafrasi per indicare la commercializzazione della band; qui si vuole indicare, ad esempio, la rilettura di "Zombi power", riarrangiata ora in maniera diversa rispetto al singolo che ha preceduto l'album, ma anche il gran finale di "Urtima sira i tempurali", quasi 11 minuti di atmosfere dilatate all'ombra dei seventies.
E poi rimane la commistione di testi in dialetto, spesso riferiti alla realtà di cui sopra, con quelli in italiano, aspetto di non poca rilevanza nel discorso musicale degli Omerthà. Da aggiungere l'ottima cura del booklet interno, con traduzioni e note varie sulla formazione. C'è insomma di cosa sperare ascoltando "Sulinta": qualcosa si muove anche nel profondo Sud!
---
La recensione Sulinta di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1998-11-21 00:00:00
COMMENTI